A poche ore dal mio post “Buzz, Guerrilla, Viral…quanto al chilo?” leggo con un misto d’incredulità e sgomento che l’agenzia di marketing BzzAgent si è presa la briga di calcolare il valore di una conversazione.
In pratica dividendo le vendite di un certo prodotto, oggetto del passaparola, per il numero di agenti coinvolti nell’operazione (425.000) è risultato che un post/commento vale 50 centesimi di dollaro.
Una china pericolosa alla misurazione dei risultati intrapresa anche dal WOMMA, l’organizzazione che racchiude i professionisti del passaparola.
La cosa più scandalosa è che in Italia ci sono agenzie che vendono i loro servizi in base al numero di post positivi che riescono a generare, con un tariffario che arriva fino a 1.000 euro per post.
Si sta passando da “i mercati sono conversazioni” a “le conversazioni sono mercati“
Mi devi 50 centesimi di dollaro… 🙂
Ci stiamo *leggermente* discostando da ciò che significa bloggare. Qui si parla esclusivamente di marketing ed i numeri che segnali mi fanno paura. Parafrasando mi vien voglia di dire: “Non sono io che sono un blogger, sono loro che sono italiani”. A buon intenditor, poche parole.
mi sembra una situazione decisamente sconfortante…
per una presunta esigenza di quantificazione, si perde completamente di vista il valore e l’opportunità per le aziende di instaurare un rapporto qualitativamente diverso con i consumatori.
credo sinceramente che le agenzie che si sono adeguate a questa logica perversa, abbiano fallito la loro missione educativa nei confronti dei loro clienti.
PS. si parla parecchio dell’organizzazione del RomaCamp2008, ma ancora poco dei suoi contenuti. Vincenzo, non ti sembra che una riflessione sulla deriva da “i mercati sono conversazioni” a “le conversazioni sono mercati“ possa essere un’interessante occasione di confronto?
@Matteo hai ragione, infatti una delle idee in ballo è quella di organizzare un panel con le aziende, nel quale parlare proprio del loro rapporto con i media sociali
bell’idea!
un panel che coinvolga direttamente aziende ed agenzie mi sembra proprio un ottimo modo di approcciare l’argomento con serietà e trasparenza.
certo prima bisognerebbe chiarirsi bene le idee riguardo ad un’annosa questione che sta, forse, a monte, quella cioè relativa alle molteplici logiche di misurazione del ROI sui così detti “social media”.
uno degli ultimi episodi della saga mi sembra fosse questo:
http://blogs.forrester.com/charleneli/2007/01/new_roi_of_blog.html
anche se nei prossimi giorni avrò modo di scartare la mia copia di “Groundswell”, che spero mi aiuti a dipanare la matassa…