Realtà Aumentata: le strategie di Google, Apple e Facebook

Si parla di Realtà Aumentata (o AR, Augmented Reality) per descrivere la possibilità, abilitata dalla tecnologia, di visualizzare elementi digitali sovrapposti ad uno spazio fisico. Le prime applicazioni di AR decenti iniziarono a comparire nel 2009. Forse ricorderete Layar, un app che permetteva di far apparire schede informative sui monumenti inquadrati con il cellulare.
Oggi, il successo planetario del gioco Pokémon Go e la disponibilità di smartphone sempre più potenti, hanno riacceso i riflettori sulle potenzialità della Realtà Aumentata, che sta diventando un nuovo terreno di scontro tra i giganti della tecnologia.

Google aveva già intuito tali potenzialità, fallendo, però, nell’individuazione del mezzo più opportuno per spingerne l’adozione di massa. I Google Glass, pur essendo un prodotto di valore, non si sono dimostrati essere il miglior cavallo di troia per la Realtà Aumentata. Lo smartphone, invece, potrebbe diventarlo perché è già nelle tasche di tutti e perché potrebbe avere l’hardware necessario (CPU, GPU, sensori) che questa tecnologia richiede.

tango google ar

Per questo un gruppo di ingegneri di Mountain View dal 2014 aveva iniziato a lavorare su Project Tango, una piattaforma di sviluppo di applicazioni AR, che usa la fotocamera e i sensori del cellulare per mappare lo spazio fisico.
Tango ha fatto il suo debutto nel 2016 quando è uscito il primo smartphone Lenovo abilitato. Ma, ad un anno di distanza, sono ancora solo due i device in grado di sfruttarlo (Lenovo Phab 2 Pro e Asus ZenFone AR). Google non è riuscita a spingere altri produttori di hardware verso l’adozione e quindi, pare, stia organizzandosi per costruire i propri processori (SoC) e forse il proprio device. Nel frattempo, durante Google I/O, ha presentato Google Lens, un set di funzioni in grado di “dare intelligenza” alla fotocamera.

Apple, durante l’ultima WorldWide Developer Conference, ha impresso un’accelerazione al mercato presentando ARKit, un framework che permette agli sviluppatori di creare facilmente app di Realtà Aumentata. E a giudicare dai primi video pubblicati in rete, molti hanno già iniziato a testarlo, sfruttando gli attuali iPhone. Ma a fine anno, con l’uscita del nuovo device, Apple avrà la piattaforma ideale per portare l’esperienza di realtà aumentata alle masse.

Facebook, lo scorso aprile, durante F8 (il suo evento per sviluppatori), ha lanciato AR Studio, un ambiente di sviluppo per creare oggetti virtuali sovrapponibili alle mondo reale, visibile dalla fotocamera (in primis agli streaming di Facebook Live). Per convincere gli sviluppatori ad usarlo Zuckerberg punta sui quasi 2 miliardi di utenti che già usano il social network, e che quindi potrebbero usare tali app, ma solo all’interno di Facebook.

Dunque Apple sembra essere in una posizione di vantaggio perchè controlla la produzione dei suoi device, che sono già una piattaforma sulla quale creare app stand alone. Google, per non perdere terreno, dovrebbe sviluppare un proprio device o spingere gli altri produttori a farlo. Zuck, invece, controllando solo lo strato software, anche se largamente utilizzato, si trova in una posizione di svantaggio. Ecco perché se le strategia di Apple e Google dovessero risultare vincenti, ci sarebbero molte probabilità di vedere comparire sul mercato il primo smartphone targato Facebook.

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2 replies on “Realtà Aumentata: le strategie di Google, Apple e Facebook”
  1. Le segnalo che a fine Giugno la Apple ha acquisito la Sensomotoric (SMI). Acquisire un’azienda per fermarne la produzione il giorno stesso, come in questo caso, non e’ una pratica usuale. Da quello che ho letto in rete, per la Apple si tratta dell’acquisto tramite intermediari di tecnologie minori.
    Le conseguenza per dipendenti e clienti di queste “tecnologie minori” non vale la pena di prenderle in considerazione…..Sempre da come la cosa viene descritta in rete, si tratta di una pratica abbastanza diffusa da parte delle multinazionali in genere. Esistono, che lei sappia, centri o siti specializzati nel monitoraggio di questa attivita’ di “compra e fuggi” di tecnologie europee?

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