La Bestia di Salvini, il fantomatico sistema intelligente dietro la strategia social del leader leghista, non esiste, ma ai giornalisti piace troppo citarla. Questa narrazione di una tecnologia miracolosa è stata tirata fuori anche per spiegare le centinaia di post Facebook contrari all’ipotesi di un accordo tra M5S e PD.
In un parere chiestomi da La Repubblica ho dichiarato di non notare particolari anomalie, a differenza di un altro esperto intervistato. Si parla spesso di profili fake su Facebook, ma senza considerare due cose:
– non è facile scovarli perché gli utenti, nella maggioranza dei casi, hanno le bacheche private e quello che potrebbe sembrare un profilo falso (perché ha poche foto o post) potrebbe essere solo un profilo che ha deciso di non rendere visibile ciò che pubblica;
– è difficile gestire e coordinare commenti automatici di profili falsi perché Facebook ha stretto le maglie del possibile in questi anni.
In questo specifico caso le teorie tecno-complottiste si infrangono anche contro uno specifico elemento di verità. Accanto alla maggior parte dei commenti contrari all’intesa M5S-PD sono visibili (non a tutti perché il rilascio della funzione non è stato completato) dei contrassegni che sottolineano la “genuinità” del follower ossia la loro costante attività sulla pagina.
Insomma in questi anni ho imparato a diffidare della narrazione che accoppia politica e tecnologia, due mondi ancora troppo distanti in Italia. Più semplice, se si volesse intorbidire il dibattito in rete, organizzare gruppi di supporter con profili reali.