Dentsu Aegis Network ha commissionato una survey su 1000 Chief Marketing Officer di tutto il mondo che risulta molto utile per capire obiettivi e frustrazioni di una professione che in questi anni è diventata sempre più complessa.
Emerge una significativa distanza tra ciò che si ritiene giusto fare e ciò che realmente si riesce a fare.
Per esempio l’85% dei CMO crede nell’importanza di una maggiore creatività per stabilire una connessione emotiva con i consumatori, ma solo il 54% dice di riuscire a farlo attualmente.
L’84% considera importante lavorare sulla raccolta e analisi dei dati al fine di comprendere meglio i consumatori, ma solo il 49% ritiene di saperlo fare bene oggi a causa della mancanza di persone e di investimenti tecnologici adeguati.
Altro tema caldo, per l’83%, è la coerenza della customer experience tra tutti i punti di contatto. Peccato che solo il 60% dichiari di aver raggiunto questo obiettivo.
Le ragioni dei queste distanze tra desideri e realtà viene attribuita alla visione di breve periodo che caratterizza il top management, che incoraggia la crescita immediata e la razionalizzazione delle spese rispetto agli investimenti in trasformazioni, digitali e organizzative, più profonde.
In definitiva i CMO aspirerebbero a lavorare per migliorare l’esperienza dei clienti, ma si trovano quotidianamente impegnati a rispondere alle differenti, e a volte contrastanti, esigenze dei clienti interni (CEO, CRO, CFO, CIO).