Alphabet, la società fondata nel 2015 per accogliere le creature di Page & Brin, ha avuto un 2019 economicamente molto positivo. Ho dato uno sguardo al bilancio per tracciare i contorni di un impero variegato e stimarne le traiettorie future.
Alphabet ha una capitalizzazione di mercato di 991 miliardi di dollari, ad un soffio dal trilione che caratterizza Amazon, Microsoft, Apple.
Nel 2019 i profitti sono stati di 34,3 miliardi e i ricavi di 161,8 miliardi così suddivisi:
– la vendita di pubblicità che fa leva sul motore di ricerca Google ha generato circa 120 miliardi pari al 74% di tutti i ricavi. Rispetto al 2018 la crescita è stata del 15%;
– la quota pubblicitaria generata da YouTube, svelata per la prima volta, ammonta a poco più di 15 miliardi (+36,5%). Se pensiamo che la piattaforma fu acquisita nel 2006 per 1,65 miliardi si può dire che è stato un ottimo affare;
– La vendita dei Google Cloud porta circa 9 miliardi nelle casse del gruppo, una quota in crescita dai 5,8 miliardi del 2018, che però non gli permette di superare Microsoft Azure e men che meno Amazon Web Server;
– la voce Google Other vale 17 miliardi e raggruppa tutti i prodotti hardware venduti nello store più tutto ciò che non è conteggiato negli altri segmenti (ad esempio gli introiti da abbonamenti a YouTube che nell’ultimo trimestre ha toccato quota 3 miliardi);
– Other Bets è l’area dei progetti speciali e futuristici (Loon, Waymo, Quantum Computing e altri) che non permettono una monetizzazione di breve termine. Infatti le perdite sono state di 2 miliardi e le entrate di 659 milioni.
Nei prossimi anni Alphabet, sotto la guida del nuovo CEO Sundar Pichai, dovrà differenziare ulteriormente le sue revenue. Dovranno essere individuati nuovi spazi pubblicitari sulle property di Google e formati più interattivi. YouTube continuerà ad essere sotto pressione da parte dei Creator che chiederanno nuove fette di profitti e dei competitor (in particolare Twitch e Facebook Watch).
Le arene competitive più difficili rimangono quelle del mercato Cloud e dei dispositivi per i consumatori. L’integrazione dei prodotti Fitbit, acquisiti lo scorso novembre, potrebbe portare molti benefici e ridare vita all’area dei wearable.