Snap, l’azienda che gestisce Snapchat, ha presentato i nuovi Spectacles, i suoi occhiali per la Realtà Aumentata. A differenza delle prime versioni che avevano solo una semplice videocamera per registrare ciò che si vedeva, queste lenti abilitano alla visione aumentata.
Gli Spectacles pesano 134 grammi, hanno un doppio display 3D con tecnologia a guida d’onda e un campo visivo di 26,3 gradi, 2 fotocamere con sensore RGB, 4 microfoni integrati, 2 altoparlanti stereo e un touchpad per impartire i comandi. Lo schermo si regola in modo dinamico (luminosità fino a 2.000 nit) per l’utilizzo in ambienti interni ed esterni.
Il cuore software si chiama “Spatial Engine” e permette sei gradi di libertà e il tracciamento delle mani, dei segnali e delle superfici, in modo da garantire una sovrapposizione realistica degli oggetti digitali nella realtà fisica. La piattaforma hardware è Snapdragon XR1 di Qualcomm.
La strategia di Snap per la realtà aumentata
La durata della batteria è di circa 30 minuti, ma poco importa perché questo nuovo prodotto che assomiglia agli occhialini che venivano distribuiti al cinema per guardare i film in 3D, non è in vendita. Verrà dato ad un numero limitato di creator affinché sviluppino applicazioni (chiamate “Lens”) tese a ripensare il modo in cui comunichiamo ed esploriamo il mondo.
Di fatto, gli occhiali sono il terminale delle app che verranno create con “Lens Studio”, il software “Low Code/No Code” (che non necessita di scrivere codice) che già viene usato da oltre 200.000 creativi per creare gli effetti speciali in realtà aumentata che sono usati da oltre 200 milioni di persone ogni giorno. Dove? In qualunque software che usi Camera Kit, le API di Snap Camera, ad esempio gli smartphone di Samsung. E, ovviamente, dentro Snapchat, che al contrario della percezione comune ha ben 500 milioni di utenti attivi al mese e 280 milioni al giorno.
La strategia di Snap è una strategia di piattaforma che si basa sulla capacità di costruire un ecosistema di partner che possano prosperare mentre contribuiscono al successo della piattaforma. Non sarà semplice, ma l’occasione è ghiotta.
Nel suo report Snap Consumer AR, Deloitte stima che già oggi 1,5 miliardi di persone usino qualche applicazione di realtà aumentata, almeno ogni settimana. Una cifra enorme, ma plausibile se si pensa all’uso delle maschere 3D che si trovano anche su Facebook e Messenger, e destinata a crescere fino a 4,3 miliardi nel 2025. Inoltre si stima che ci siano già 100 milioni di persone che fanno shopping usando funzioni di realtà aumentata in store o online.
Di fronte a questa realtà di mercato, i brand più evoluti stanno già sperimentando l’uso della realtà aumentata per il marketing, con obiettivi non solo di awareness, ma anche di conversion. Con Snapchat hanno collaborato numerosi brand, tra cui Gucci per le scarpe da provare in AR prima dell’acquisto, NYX per la prova dei rossetti, Ralph Lauren con una collezione speciale da far indossare al proprio avatar Bitmoji e da ultimo Disney con l’abito infiammabile per promuovere il film Cruella.
Tra le novità AR, presentate durante il Partner Summit 2021, ho trovato particolarmente interessante la funzione “Connected Lenses” che permette a più persone distanti di agire su una stessa applicazione di realtà aumentata. Il primo esperimento è stato fatto da Lego che ha realizzato una “lente connessa” per costruire modelli AR in maniera collaborativa.
Dunque non sembrano esserci dubbi sulla permanenza della realtà aumentata come elemento per abilitare un nuovo tipo di marketing. La vera domanda è se gli occhiali saranno la prossima piattaforma per il computing di massa.
Gli occhiali saranno i computer del futuro?
La storia degli occhiali per la realtà aumentata è lunga e tormentata. I Google Glass, presentati nel lontano 2013, erano troppo limitati e poco attenti alla privacy per l’adozione di massa e nel 2017 sono stati riprogettati e riposizionati come strumento da lavoro. Ad esempio, vengono usati dagli operai nelle linee di produzione per visualizzare le specifiche di un certo componente o gli interventi da fare, senza utilizzare le mani. La scelta di posizionarsi nel mercato B2B è stata fatta anche da Microsoft con il suo visore Hololens. Molti, invece, non sono riusciti neanche a raggiungere il mercato, come la startup Magic Leap che, dopo aver raccolto 2 miliardi di dollari, ha presentato un visore poco innovativo e dal prezzo esorbitante.
Ma quanto è lunga la strada per arrivare ad un prodotto adatto alle masse o comunque all’uso per una maggioranza di adottanti? Evan Spiegel, CEO di Snap, ha dichiarato che il futuro dello storytelling passerà dalla realtà aumentata, ma ci vorrà un decennio prima di arrivare a produrre un occhiale per tutti.
Nel frattempo Zuckerberg vede l’AR come uno strumento per la creazione di maschere ed effetti speciali all’interno dei suoi software, come qualcosa che vive attraverso uno smartphone e che non ha bisogno di un hardware dedicato. La sua visione punta alla realtà virtuale di Oculus, anche se ha annunciato che entro l’anno arriverà un “occhiale intelligente” sviluppato in partnership con Ray-Ban (ma senza display per la realtà aumentata).
Il competitor più temibile sarà Apple che, a giudicare dalla quantità di brevetti depositati, dalle assunzioni e dalle acquisizioni recenti, sta progettando un occhiale per la realtà aumentata che dovrebbe essere svelato nel 2022. Nonostante le risorse e l’esperienza dell’azienda di Cupertino, il successo non è scontato. Numerose sono le sfide che andranno superate, da quelle tecniche (hardware potenti, ma efficienti e software facilmente utilizzabili), a quelle che riguardano il rapporto uomo-macchina che è destinato a diventare sempre più stretto.