Vincos – il blog di Vincenzo Cosenza

Intelligenza Artificiale e disinformazione: intervista al TG1

vincenzo cosenza al TG1 su intelligena artificiale

Questa è stata la settimana nella quale il mondo ha preso coscienza dei progressi dell’intelligenza artificiale, paradossalmente, grazie ad un’immagine che è diventata virale. Quella di Papa Francesco vestito con un piumino bianco oversize che molti hanno scambiato per vera ossia scattata per strada a sua santità in persona. In realtà era stata generata con Midjourney, da un 31enne sotto allucinogeni e postata su Facebook e su Reddit. Ci ho provato anch’io ed in effetti è stato abbastanza semplice perché il modello è stato addestrato bene sulle immagini dei personaggi famosi (in questo thread di Twitter ho immaginato il Papa con talari griffati).

Ovviamente questo “evento virale” ha scatenato il dibattito sul vero/falso all’epoca dell’intelligenza artificiale generativa e il TG1 mi ha chiesto un parere.

La manipolazione dell’informazione è diventata molto semplice già con le prime tecnologie digitali e con i programmi che permettevano di manipolare immagini (anche al tempo di Photoshop si aprì un dibattito simile). Ma è vero che oggi i software che usano le intelligenze artificiali generative permettono una produzione più rapida e massiva di testi e di immagini verosimili in gradi di inondare in poco tempo la rete a scopo di disinformazione. Il motivo? Perché permettono di ottenere immagini senza grande perizia tecnica, ma semplicemente usando la scrittura.

Tutto ciò è affascinante e inquietante allo stesso tempo, ma non si può frenare. Quindi la domanda da porsi è come possiamo imparare ad essere più consapevoli in questo mondo falsificabile?

Io credo che tutti debbano fare la propria parte: le aziende tecnologiche potrebbero inserire una filigrana sulle immagini artificiali, i giornalisti dovrebbero essere più vigili e non rilanciare foto virali senza la necessaria verifica delle fonti, noi dovremmo privilegiare la riflessione alla rapidità di condivisione, ma soprattutto la scuola dovrebbe educare alla comprensione delle nuove tecnologie e delle dinamiche che generano. 

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