Vincos di Vincenzo Cosenza

La trappola del “tocco umano” nell’era dell’IA

“L’IA non potrà mai sostituire il tocco umano”. Quante volte l’hai sentito ripetere? L’affermazione sembra sensata, ma è perfettamente inutile. Confonde valore intrinseco con valore economico.

Un’attività svolta da un umano può avere un valore intrinseco per un altro umano, ma il suo valore economico crolla se l’offerta di quell’attività supera di molto la domanda.

Il problema per noi lavoratori della conoscenza è che, nell’era dell’IA, ciò che sta diventando abbondante e facilmente accessibile, è la conoscenza. Basta interrogare un chatbot per ottenere informazioni che prima richiedevano tempo e fatica. Sapere tanto non è più un elemento differenziante.

Dove va il valore?

Quando qualcosa diventa abbondante, il valore non scompare, migra altrove. Immaginiamo la conoscenza come un elemento di una catena del valore più ampia:

Curiosità → Conoscenza → Cura → Giudizio

Secondo l’economista Sangeet Paul Choudary, il valore si sta spostando su tre capacità: Curiosità, Cura e Giudizio.

1. Curiosità

La curiosità non è una perdita di tempo. È la capacità di restringere il campo di ricerca facendo le domande giuste, esplorando strade promettenti e meno battute. Le buone domande comprimono lo spazio delle possibilità. Quelle cattive lo espandono, sprecando risorse.
La curiosità, quindi, aumenta le probabilità di successo e riduce gli sprechi. È un vantaggio competitivo.

2. Cura

Curare non significa organizzare tutto. Significa scegliere: cosa mettere in risalto e cosa escludere.
In un mondo di contenuti infiniti, chi sa filtrare cosa merita attenzione, riesce a conquistare la fiducia del pubblico e a controllare la narrazione.

3. Giudizio

È la capacità di fare la scelta finale assumendosene i rischi. Non è intuizione: è il frutto di conoscenza ed esperienza, di decisioni già prese in passato con conseguenze reali.
Il giudizio ha il massimo valore nelle situazioni nuove e ambigue, dove l’algoritmo non ha precedenti su cui basarsi.

Diventare “Orchestratori Cognitivi”

Nell’economia dell’IA, il knowledge worker non può più contare solo sulla conoscenza. Deve diventare una sorta di “orchestratore cognitivo” che sappia usare l’IA per valorizzare:

Tutte risorse scarse che un’azienda è disposta a pagare, perché le permettono di non distogliere l’attenzione dagli obiettivi di business.

In sintesi, la verità scomoda con cui dobbiamo fare i conti è che il nostro “tocco umano” avrà valore economico solo se sarà scarso, rilevante e difficile da replicare.

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