E’ immediato pensare che il cosiddetto brand hijacking, o manipolazione creativa di una campagna o di un logo, sia limitato al solo territorio digitale. E’ relativamente semplice modificare i bit di una campagna di successo per commentarla o contestarla (in basso un esempio che ho creato a partire dalla osannata campagna Diesel).
In realtà l’hacking del mondo di atomi è sempre esistito, pensate alle modifiche rozze fatte con lo spray alle insegne, ma oggi iniziano ad apparire fenomeni più elaborati di “urban branding hijacking“. Un esempio viene citato dal collega inglese Chris Pratt e riguarda la campagna “Boris Bikes” di Barclay, che alcuni “buontemponi” hanno modificato utilizzando anche gli stessi font.
Sarebbe ora che le aziende iniziassero a prendere coscienza di questi fenomeni, imparassero a gestirli o magari prevedessero uno spazio di creatività a disposizione dei consumatori-creatori…ma questa, mi rendo conto, è fantascienza 🙂