Come ogni anno l’ISTAT prova a mettere a fuoco il rapporto tra gli italiani e le nuove tecnologie. Come ogni anno, lo fa ignorando i nuovi servizi web che permetterebbero una migliore analisi e condivisione dei dati rilevati. Ad esempio Many Eyes che ho usato per visualizzare alcune delle informazioni emerse.
Dal 2008 ad oggi cresce la quota di famiglie che possiede un personal computer (dal 50,1% al 57,6% attuale), l’accesso ad Internet (dal 42% al 52,4%) e che dispone di una connessione a banda larga (dal 27,6% al 43,4%). Le famiglie con almeno un minorenne risultano essere le più tecnologiche.
Tra il 2009 e il 2010, rimane stabile il divario tecnologico tra il Nord e il Sud, mentre si riducono le differenze sociali per quasi tutti i beni tecnologici considerati. Ad esempio, la quota di famiglie con capofamiglia dirigente, imprenditore o libero professionista che possiedono l’accesso ad Internet passa dal 78,6% all’84,2% mentre tra quelle con capofamiglia operaio passa dal 49,4% al 59,4%.
Ma il divario che sembra incolmabile è quello culturale. Tra i motivi per cui non si naviga in Internet da casa, le famiglie indicano in primo luogo la mancanza di capacità (40,8% in leggera crescita dallo scorso anno).
Incoraggiante, al contrario, è l’incremento dell’uso attivo della rete sempre più per comunicare secondo varie modalità: e-mail (78,5%), social networking (45%), chat/blog/forum (36,7%), Instant Messaging 826,8%), videochiamate (22,4%) o telefonate VOIP (18,9%).
Non emergono differenze territoriali rilevanti nell’uso della rete per comunicare ad eccezione dell’inserimento di messaggi in chat, blog, news-group o forum di discussione online e nell’uso di siti di social networking che risultano maggiormente diffusi nel Sud rispetto al resto del Paese. In particolare al Sud il 52% degli utenti di Internet ha usato siti di social networking rispetto al 39,1% degli utenti del Nord-est. Nel Sud il 42% degli utenti ha usato Internet per inserire messaggi in chat, blog, news-group o forum rispetto al 32,7% del Nord-ovest.
Dati sicuramente interessanti che però lo sarebbero stati di più se l’ISTAT si fosse accorta del fenomeno dei social network un po’ prima (ci sono dati solo sul 2010) e se la voce “inserire messaggi in chat, blog, newsgroup o forum” non risultasse ai limiti dell’utile visto che si mettono insieme oggetti/usi disomogenei tra loro.