A partire dai prossimi giorni i risultati delle nostre ricerche sul web cambieranno profondamente. Ieri Google ha annunciato l’estensione del Social Search a 19 paesi, tra cui l’Italia. Il giorno prima Bing aveva reso disponibile agli americani il suo Social Search.
La “ricerca sociale” promette di aiutarci a trovare ciò che cerchiamo, grazie ai suggerimenti dei nostri contatti sui vari social network. Per abilitarla, rispettivamente su Google o Bing, bisogna innanzitutto loggarsi ai servizi di Google o a quelli di Microsoft/Facebook. A quel punto i risultati ottenuti conterranno informazioni attinenti (immagini, articoli e post condivisi o siti consigliati da un like o da un +1) provenienti dalla nostra rete di contatti (“social circle” per i tipi di Mountain View o “social graph” per quelli di Redmond).
Per Bing questa rete di contatti/informazioni coincide con quella di Facebook, visto il forte legame tra le due aziende. Google, invece, non avendo un social network esplicito cui poggiare ha bisogno di costruirlo. Come? Sia utilizzando le informazioni sugli utenti dei propri servizi (la lista dei contatti Gmail, GTalk, Buzz, GReader, ecc…) che stimolandoli a dichiarare la propria presenza sugli altri social network, attraverso Profiles.
Il quadro completo del circolo sociale risultante è visibile qui o attraverso la Google Dashboard.
La domanda che ognuno deve porsi è: vale la pena dare la la mappa delle nostre molteplici relazioni in rete ad un unico soggetto in cambio di un miglioramento del servizio di ricerca?
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