Gianni Riotta, attento osservatore degli Stati Uniti, ieri su La Stampa ha importato un nuovo termine riducendone di molto il significato “Big Data”. Per il noto giornalista si tratterebbe di “una nuova tecnica di analisi e ricerca di umori ed opinioni degli elettori”, usata in ambito politico.
In realtà la tecnica cui egli fa riferimento è quella detta “Data Mining”, tutt’altro che nuova, che si estende anche alla sentiment analysis e alla emotions analysis.
– Volume: nel senso di ingenti quantitativi di data set non gestibili con i database tradizionali
– Velocity: dati che affluiscono e necessitano di essere processati a ritmi sostenuti o in tempo reale
– Variety: ossia dati di diversa natura e non strutturati come testi, audio, video, flussi di click, segnali provenienti da RFID, cellulari, sensori, transazioni commerciali di vario genere.
Dunque si tratta di qualcosa di molto più complesso, che coinvolge la capacità di incrociare dati non solo provenienti dal web, ma anche da archivi “offline” o dagli oggetti che utilizziamo.
Ne ha parlato Nòva ospitando la mia opinione (in basso), ma per saperne di più vi consiglio di scaricare il mio nuovo ebook “La società dei dati“.