Le tecniche di Intelligenza Artificiale rappresenta il futuro del software (vedi post su IA, Machine Learning e Deep Learning). Ecco perché le più importanti aziende tecnologiche stanno investendo ingenti risorse per padroneggiarle al meglio (vedi “la guerra dell’IA“).
Ma la parte più interessante di questo salto tecnologico, che avrà ripercussioni sociali non indifferenti, è che assisteremo ad una sorta di democratizzazione dell’Intelligenza Artificiale. Come? Grazie al rilascio open source dei “mattoni” che permettono di costruire applicazioni intelligenti (documentazione, data set, software).
Già oggi librerie come Theano e TensorFlow (messe a disposizione da Google), combinati con la potenza di data center in cloud per il training dei sistemi e GPU poco costose per l’esecuzione, consentono a singoli individui di creare sistemi impensabili fino a poco tempo fa.
Ad esempio un programmatore ha usato TensorFlow per fare in modo che il software riuscisse a colorare autonomamente delle foto in bianco e nero, oltre che un intero film di Charlie Chaplin.
TeraDeep, una piccola startup, ha creato un impressionante classificatore di oggetti in tempo reale e una sola persona, George Hotz, è riuscito a realizzare un’auto senza conducente nel suo garage. Ovviamente senza cospicui finanziamenti non andrà oltre un semplice prototipo funzionante, ma il caso dimostra come la conoscenza in questo campo si stia estendendo al di là delle grandi aziende (e anche con l’aiuto di alcune di esse).
Per dirla con Kevin Kelly, visionario studioso delle dinamiche tecnologiche, i business plan delle prossime 10.000 startup sono facili da prevedere: basta aggiungere ad ognuno di essi il fattore “Intelligenza Artificiale”.
Eppure la democratizzazione delle tecniche di Machine Learning, da un lato, e l’approfondimento che stanno facendo i giganti della tecnologia, dall’altro, stanno destando alcuni timori in persone del calibro di Stephen Hawking, Steve Wozniak, Bill Gates.
Per Elon Musk, padre di Tesla e SpaceX, non tutti i progressi futuri nel campo dell’Intelligenza Artificiale avranno finalità positive. Ecco perché insieme a Sam Altman, presidente dell’incubatore Y Combinator, ha dato vita a OpenAI, un’azienda-laboratorio no profit con la missione di sviluppare e diffondere codice innovativo in grado di aiutare l’umanità.
Il miglioramento di queste tecniche mi sembra inevitabile, ma la traiettoria che prenderanno potrà essere, come sempre, influenzata dalle scelte dell’uomo e dal controllo esercitato da un’opinione pubblica consapevole.