WhatsApp ha svelato la sua strategia per iniziare a monetizzare la propria attività. Dopo aver raggiunto 1,5 miliardi di persone e lanciato i profili business, poco meno di un anno fa, ha annunciato il lancio del primo servizio teso a generare ricavi.
WhatsApp Business API
Si tratta dell’API di WhatsApp Business che permetterà alle aziende di integrare la messaggistica nei propri touch point (sito, app, CRM), in modo da comunicare con clienti e prospect (ma dovranno essere questi ultimi ad innescare la conversazione).
La peculiarità è che il servizio API sarà gratuito solo se l’azienda risponderà alla sollecitazione del cliente entro le 24 ore. Se lo farà dopo sarà soggetta al pagamento di un importo non specificato pubblicamente ma che, secondo alcune fonti, dovrebbe aggirarsi tra 0,01 e 0,09 dollari a messaggio inviato. Non tanto ma se dopo la risposta dell’azienda, il cliente risponderà ulteriormente, l’azienda sarà costretta a rispondere ancora.
L’API potrà essere usata anche per inviare messaggi rilevanti e non promozionali, come la conferma dell’invio di un prodotto o l’emissione di una carta d’imbarco. Anche in questo caso ci sarà un prezzo da pagare per messaggio recapitato.
Al momento l’API di WhatsApp Business è in anteprima pubblica limitata per cui è solo possibile manifestare qui il proprio interesse.
Facebook Ads per WhatsApp
Nelle prossime settimane dovrebbe essere rilasciato anche un nuovo formato pubblicitario, acquistabile da Ads Manager di Facebook. Avrà l’obiettivo di stimolare le persone a cliccare per aprire una finestra di WhatsApp preimpostata, con la quale comunicare con un’azienda.
L’inserzionista potrà misurare il numero di conversazioni attivate e dei messaggi inviati attraverso tale formato.
Ads negli Status
Ma non è finita qui perché WhatsApp ha fatto capire che nel 2019 consentirà l’inserimento di messaggi promozionali anche negli Status, ossia la sua versione delle Storie, già usati da oltre 450 milioni di individui.
Insomma sembra proprio che WhatsApp sia pronto a prendere il testimone di Facebook o quanto meno a sostenerne i ricavi, ora che sta diventando sempre più difficile trovare nuovi spazi per farli crescere.