L’anno in cui la pandemia globale ci ha costretti a rivedere il nostro modo di vivere ha migliorato o peggiorato le nostre abitudini digitali? E’ questa la domanda che mi ha assillato in questi mesi e alla quale ho dedicato un post a marzo, sul marketing al tempo del coronavirus, e uno ad aprile, sull’incidenza del primo lockdown.
Oggi, nel pieno della seconda ondata pandemica, ho provato ad approfondire lo sguardo con nuovi dati (ottenuti in esclusiva da Similarweb) e avendo a disposizione un periodo di osservazione più lungo.
Cresce l’uso della rete, ma gli utenti?
Il primo elemento di valutazione riguarda l’intensità di utilizzo della rete. Dalle rilevazioni AGCOM si nota chiaramente un’impennata di dati consumati nel primo periodo critico. Più pronunciato l’incremento del traffico sulla rete fissa, coinciso con l’abbandono degli uffici e dalle scuole per ricreare una routine lavorativa a casa (+90% a marzo e +80% ad aprile rispetto agli stessi periodi del 2019).
L’euforia estiva è evidenziata dalla diminuzione dell’uso della rete fissa e dall’aumento di quella mobile (ad agosto + 49% rispetto all’anno precedente). A settembre l’utilizzo rimane ancora alto e sempre superiore a quello del 2019 (+33% per la rete fissa e +46% per la mobile).
Complessivamente, da gennaio a settembre, il traffico dati in download da rete fissa è stato di 23,56 zettabyte e di 4,43 zettabyte da mobile (rispettivamente +44,5% e +57%). Anche in upload si sono registrati incrementi consistenti: +48% per la fissa e + 58% per la mobile.
Ma gli utenti sono cresciuti? Tra marzo e giugno c’è stato un incremento di 100 mila accessi alla rete fissa (+0,5%). Quest’ampliamento della platea, che dovrebbe continuare nei mesi successivi, si inserisce, però, in un trend decrescente che, da anni, vede la disattivazione delle linee voce sostituite, solo in parte, dall’uso del cellulare o dal passaggio ad abbonamenti internet su rete fissa (a giugno -368 mila accessi rispetto al 2019, pari al -1,8%).
Un fenomeno simile si registra anche per la telefonia mobile, con una leggera crescita nel secondo trimestre (+521 mila SIM ossia +0,5%) e un saldo negativo annuale (-889 mila SIM ossia -0,9%). Ma, a ben vedere, le cosiddette “SIM human” ossia usate dalle persone, non da dispositivi IoT, sono decresciute dello 0,4% nel secondo trimestre (300.000 unità) e del 4,5% nell’anno.
L’ecommerce
Costretti a rimanere a casa gli italiani hanno iniziato ad usare maggiormente i siti di ecommerce. Le rilevazioni Eurostat segnalano un primo incremento consistente soprattutto a maggio e giugno del 30% rispetto allo stesso periodo del 2019. Poi, dopo un luglio sotto tono, il ricorso allo shopping online è continuato fino a segnare un +40% ad ottobre. Probabilmente è il segnale di un consolidamento delle abitudini.
Vediamo quali sono stati i servizi di ecommerce più usati.
Dovendo limitare le uscite per comprare beni alimentari, sono aumentate le visite ai siti dei supermercati per ordinare via web. Lo si vede chiaramente dal balzo di visite fatto registrare da Esselunga a marzo (8,6 milioni di visite, +178% rispetto al mese precedente, e 2,1 milioni di visitatori unici, +52%), ma anche da Conad e Carrefour.
Molti hanno usano i servizi di consegna a domicilio. Justeat, leader del delivery in Italia, ha visto un incremento di visite già a marzo, con un picco a maggio e poi a ottobre. Andamento simile per Deliveroo, mentre UberEats è cresciuto gradualmente. Boom per Supermercato 24 nel terzo mese dell’anno.
Le catene di elettronica di consumo Mediaworld, Unieuro e Euronics hanno realizzato solo un leggero incremento di visite ad aprile e maggio. Segno che dei prodotti tecnologici si è potuto fare a meno durante il lockdown. Più positivo il “back to school” e il periodo del black friday, entrambi trainati dalle classiche offerte speciali.
Dinamica simile anche per quanto riguarda gli accessi ai due giganti del commercio elettronico, Amazon e eBay, che sono cresciute poco nei primi mesi dell’emergenza e molto negli ultimi mesi dell’anno.
Stando a casa è venuta meno anche l’esigenza di comprare capi di abbigliamento. Lo si vede dal crollo delle visite al sito di Zalando, leader di mercato, che subisce il calo più evidente a marzo ed aprile. Ma l’andamento è uguale per tutti i retailer della moda.
Informazione e Intrattenimento
La crisi sanitaria ha generato una naturale voglia di essere aggiornati, di approfondire gli aspetti sanitari e di cronaca legati al momento fuori dall’ordinario. Un fenomeno evidenziato dall’incremento delle visite ai siti di news online, più che raddoppiato a marzo.
In controtendenza i giornali sportivi come Gazzetta.it che hanno subìto un crollo consistente a causa della mancanza di notizie.
Anche l’uso della TV è cresciuto. Quella lineare solo nelle fasce destinate ai TG (a marzo il TG3 Regionale ha fatto un balzo di quasi 5 punti percentuali rispetto all’anno prima), mentre complessivamente è rimasta stabile (RAI +0,1% e Mediaset -0,6% a marzo).
Rispetto alla TV non lineare, in streaming, va registrato il consolidamento di Netflix che è riuscita a stimolare nuovi download proprio nei mesi di marzo e aprile (oltre 1 milione ogni mese).
Social, messaggistica e produttività
Nell’impossibilità di uscire, gli italiani, hanno sfruttato al massimo i social media e i servizi di messaggistica per “incontrarsi”, condividere esperienze e informazioni.
A crescere sono sia il numero di utenti che il tempo speso sui vari social media. Siccome i più usati rimangono Facebook e Instagram (rispettivamente 38 milioni e circa 29 milioni di audience), è interessante guardare la dinamica delle nuove istallazioni. Evidente l’interesse verso TikTok che, a marzo e aprile, ha stimolato 1,7 milioni di download al mese (solo su Play Store) e si appresta a diventare la social app più scaricata dell’anno. Al secondo posto Instagram che, nonostante la sua ampia popolarità, continua ad essere scaricata a ritmi sostenuti.
WhatsApp, usata da oltre 30 milioni di italiani, è stata l’app più utilizzata per scambiare messaggi. Da evidenziare la sua crescita da desktop proprio durante questa pandemia, con un primo picco a maggio e un altro ancora più pronunciato a novembre.
Questo è stato anche l’anno nel quale molti italiani hanno scoperto i software per lavorare e studiare da remoto. A marzo si sono affrettati a scaricare Zoom e Google Meet (oltre 2 milioni di download) e poi hanno iniziato ad utilizzarli gradualmente, fino al picco di maggio e a quello di novembre, più pronunciato. Anche questo potrebbe essere il segnale di un’abitudine che si va consolidando.
In conclusione, la pandemia non ha generato un corposo ingresso di nuovi utenti in rete, almeno finora. In compenso, i vecchi abitanti della rete, già forti utilizzatori, hanno iniziato ad usarla di più, per svago o per lavoro. Parallelamente, gli abitanti potenziali della rete (dotati degli strumenti di accesso ma frenati da ostacoli psicologici o da semplice pigrizia) e gli utilizzatori più occasionali ne hanno scoperto alcuni dei vantaggi.
Inoltre mi sembra si sia allargata la percezione di utilità della tecnologia, anche tra coloro che l’avevano sempre demonizzata.
Resta una domanda: questo ricorso forzato agli strumenti, in particolare software, avrà stimolato qualche riflessione sul loro utilizzo? Avrà generato una maggiore consapevolezza rispetto alla complessità degli stessi e all’impatto che possono avere sulle persone?