La comparsa inattesa delle applicazioni di intelligenza artificiale generativa ha destabilizzato le certezze di molti professionisti e messo in crisi organizzazioni che si sono trovate di fronte a scelte inedite. Il motivo è che queste tecnologie, rispetto alle precedenti, sono dirompenti non solo da un punto di vista tecnico, ma anche filosofico e sociale. Ci inducono a ripensare sia l’organizzazione delle aziende, sia il ruolo delle persone nella società.
Per questo motivo la diffusione delle tecnologie di IA generativa è stata accompagnata da un fervore ideologico, anche fomentato dai mass media, che non si vedeva dalla rivoluzione industriale. Sono comparsi neo luddisti preoccupati di una sostituzione delle macchine e apocalittici evocatori della fine del mondo. Ovviamente, questo pressione sociale si è riversata sui decision maker aziendali, condizionandone le scelte in merito all’adozione di queste tecnologie.
AI Adoption Matrix
Vi propongono una classificazione dell’atteggiamento delle aziende verso l’intelligenza artificiale generativa basata su due variabili: la propensione all’innovazione dell’organizzazione (che a sua volta è da mettere in relazione anche dalle risorse aziendali) e la pressione sociale (bassa o alta) percepita dall’azienda. Di conseguenza, emergono quattro atteggiamenti:
- Paura: è lo stato d’animo dei quelle aziende poco propense all’innovazione, spesso con strutture organizzative rigide, che si chiudono a riccio di fronte alle novità, tacciandole come inutili o senza futuro. Il loro agire non è condizionato dalla società, ma dalla presunzione di sfidare il nuovo o di poterne fare a meno;
- Fiero rifiuto: è l’atteggiamento di quelle aziende che hanno una propensione bassa all’innovazione e percepiscono una forte pressione sociale. Hanno un approccio ideologico alla tecnologia, in questo caso tacciata di sostituire lavoratori intellettuali e creativi. Per cui la bandiscono dall’azienda, ergendosi a paladini dei diritti dei lavoratori. Emblema di questa posizione è l’atteggiamento di Lego che, dopo essere stata criticata per una serie di immagini create con l’IA, si è affrettata a dichiarare “abbiamo una policy molto chiara di non utilizzo dell’IA generativa per la creazione di contenuti Lego. Crediamo profondamente nello stupore e nella forza della creatività umana e continueremo a sostenere e celebrare gli artisti talentuosi che contribuiscono a rendere vivi il nostro marchio e i nostri personaggi“;
- Adozione tacita: è la postura delle aziende più propense all’innovazione, che però sentono una forte pressione sociale sul tema della GenAI, perché operano in un mercato sensibile a questi temi. Di conseguenza, non rinunciano alla sperimentazione di queste tecnologie, ma lo fanno senza pubblicizzarne l’adozione. A volte, creano contenuti sintetici senza dichiararlo, assimilando l’uso di questi strumenti a quello di Photoshop. Ad esempio, secondo le mie fonti, ci sono aziende di moda che utilizzano l’intelligenza artificiale in alcune fasi del processo creativo, ma non ne fanno parola.
In alcuni casi, quando la riprovazione sociale è forte in un certo settore, questo modo di agire potrebbe dar luogo a crisi reputazionali. - Fiera adozione: è l’atteggiamento di quelle aziende che hanno un’alta propensione all’innovazione e sentono poco la pressione sociale, magari perché operano in mercati poco influenzati dalla critica verso l’adozione delle tecnologie di GenAI. Di conseguenza non solo le adottano velocemente, ma ne danno anche risalto con attività di pubbliche relazioni tese a veicolare l’immagine di un’organizzazione innovativa e moderna.
Questa matrice di adozione dell’intelligenza artificiale generativa in azienda mi sembra caratterizzare questa prima fase di diffusione, ma potrebbe modificarsi via via che tali innovazione verranno metabolizzate o rigettate dal corpo sociale. Fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate o cosa avete osservato in base alla vostra esperienza.