Ho fatto una bella video chiacchierata con Pier Luigi Pisa, giornalista de La Repubblica e autore del libro “Valeva la pena tentare” (Apogeo). È stata l’occasione perfetta per andare alle radici della nascita di OpenAI e del movimento che ha portato alle masse l’intelligenza artificiale generativa, ma anche per fare qualche speculazione sul futuro che ci attende.
Sam Altman: genio o stratega?
La figura di Altman che emerge dall’analisi di Pier Luigi non è quella di un “visionario” alla Steve Jobs, ma più quella di un “abile stratega” (in Y Combinator era chiamato “Maestro Yoda”) che ha applicato il dogma “move fast and break things” per lanciare ChatGPT, spiazzando tutti, in primis Google.
All’inizio, la missione di OpenAI era nobile, sviluppare un’IA per il bene di tutti, grazie ad una struttura no profit e questo ha attirato i talenti migliori. Ma, paradossalmente, per farlo velocemente bisognava attrarre finanziatori esterni (Microsoft ha investito 13 miliardi di dollari) e aprirsi al mercato.
OpenAI: da non-profit a società benefit
E così oggi OpenAI è una “Public Benefit Corporation” che punta a una quotazione in borsa da un trilione di dollari. L’obiettivo di Altman sembra chiaro: non vuole fermarsi a ChatGPT, ma vuole creare un ecosistema ampio di prodotti basati sull’intelligenza artificiale generativa (applicazioni, social network, browser, hardware). Vedremo se ci riuscirà, perché la competizione è sempre più agguerrita.
Questi sono solo alcuni assaggi dell’intervista completa, che trovate in basso. Buona visione!

