Vincos – il blog di Vincenzo Cosenza

Il marketing al tempo del Coronavirus

La diffusione della pandemia sta avendo un impatto profondo non solo sulle vite dei singoli, ma anche sulle organizzazioni aziendali. Sia quelle appartenenti a settori che ne risentiranno negativamente, sia quelle che ne avranno un beneficio.
Il fermo obbligatorio e il lavoro da casa stanno gettando i semi per un nuovo modo di fare impresa o rimarranno soltanto una parentesi indigesta? E il marketing, oggetto di questo mio piccolo taccuino pubblico, ne uscirà rafforzato o indebolito?
Avendo avuto modo di chiacchierare con i CMO di diverse aziende, ho provato a tracciare una matrice dei diversi approcci al marketing e alla comunicazione che si possono avere durante le emergenze.

Lo scenario mediale: iperconnessione e intrattenimento

La permanenza forzata tra le mura domestiche ha fatto aumentare il tempo speso davanti alla tv e al desktop. Nel contempo sono diminuite le occasioni di ascolto della radio e di utilizzo di dispositivi da rete mobile (stando a casa li si usa connessi al wifi).
In Italia il traffico Internet è cresciuto fino al 40% e si dirige soprattutto verso i siti di informazione, i social media (+30%), la messaggistica istantanea, i video (soprattutto in live streaming) e i giochi. Siamo entrati in una dimensione di iperconnessione, in cui la domanda e l’offerta di intrattenimento raggiungono nuovi livelli d’intensità.

In questo scenario il 45% delle aziende taglierà le attività di marketing, il 49% ridurrà gli investimenti in pubblicità, il 33% rimanderà il lancio di nuovi prodotti. A farne le spese sicuramente gli eventi e l’Out of Home, ma anche la stampa e la TV.

La matrice del marketing emergenziale

Per descrivere l’impatto del Coronavirus sulle aziende provo ad usare una matrice a due dimensioni, una per rappresentare lo stato psicologico del management (dalla paura che produce vari gradi di paralisi fino al dinamismo frenato) e l’altra per indicare l’approccio al marketing, frutto della cultura aziendale e della propensione all’innovazione (dalle organizzazioni che sono ancorate ad un comportamento più tradizionale fino a quelle maggiormente portate alla sperimentazione).

La parte sinistra della matrice non pone particolari rischi nell’immediato, ma potrebbe determinare una perdita di quota di mercato dovuta all’immobilismo. La parte destra può generare dei rischi nel breve periodo, ma potrebbe garantire un miglioramento del “top of mind” futuro. Ma attenzione perché nella frenesia del fare si annidano i più grandi “fail” di comunicazione.

Se avete suggerimenti su come migliorare la matrice o casi di aziende che rientrano nei quattro quadranti, segnalatemeli nei commenti.

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