The Facebook Effect: The Inside Story of the Company That Is Connecting the World del giornalista David Kirkpatrick racconta, con stile aneddotico e prosa scorrevole, la storia di Facebook e degli altri social network che ne hanno tracciato il solco, tra innovazione ed errori.
Quella di Friendster che, pur avendo avuto il merito di definire la struttura di base di ciò che oggi chiamiamo social network, fece lo sbaglio di crescere troppo in fretta, non riuscendo a supportare tecnologicamente il suo sviluppo, e impelagandosi in una campagna nefasta contro i fakester (gli utenti che creavano falsi profili).
Fu proprio la voglia di offrire un’alternativa a questi utenti che spinse Tom Anderson, a creare MySpace come una sorta di “night club digitale” dove libertà e comportamenti selvaggi erano benvenuti. Poi un errore di programmazione, che permetteva ai membri di scaricare l’html delle pagine e di modificarle, personalizzandole, ne decretò il successo.
Curioso scoprire che il primo social network esplicitamente rivolto agli studenti dei college, Club Nexus, nacque a Stanford nel 2001 da Orkut Buyukkokten, che più tardi darà il proprio nome alla rete sociale di Google, lanciata solo due settimane prima di thefacebook.com.
Poi una campagnia dal basso tesa a portare su Orkut più brasiliani che statunitensi, ebbe un successo tale da indurre questi ultimi a migrare, influendo negativamente sul suo sviluppo.
Nei primi anni il merito del team fu quello di portare avanti una execution precisa e oculata, solo in seguito arriveranno quelle innovazioni che renderanno unico il social network come l’applicazione foto, la prima ad avere feature sociali come il tagging, e il news feed, fondamentale per portare in superficie le novita’ del network di amici, senza il minimo sforzo.
Successivamente l’intuizione di trasformare il servizio in vera e propria piattaforma, in sistema operativo in grado di ospitare applicazioni di terze parti, porrà le basi per garantire all’azienda un keystone advantage.
Il libro, pur essendo scritto da un giornalista con un’attitudine positiva verso Facebook, evidenzia bene anche i momenti critici, gli errori commessi e il dibattito sulla privacy.
L’ho trovato piacevole e utile per comprendere meglio le dinamiche economiche a lavoro nella Silicon Valley e le motivazioni che hanno spinto un ragazzo di 19 anni a perseguire strenuamente una sua idea della rete, che a spinto milioni di persone verso una maggiore condivisione, obbligandole a riflettere sui confini della propria privacy.
Ne ha parlato anche Fabio Giglietto.