Oggi il compito più arduo, ma anche di maggior valore, che il responsabile del marketing (o CMO) ha è quello di mettere il top management di fronte alla realtà, ad elementi di fatto.
Il suo ruolo, a mio avviso, è sempre più quello di bilanciare la tendenza dei CEO a creare un Campo di Distorsione della Realtà (di Jobsiana e Trekkiana memoria) attorno a sé ossia a spingere perché si facciano attività egoriferite e spesso oltre le reali possibilità dell’azienda (attività spesso avallate e potenziate proprio dal marketing).
Lo scopo non deve essere quello di scoraggiare la visionarietà del leader, motore propulsore dell’organizzazione, ma di provare a temperarla, riconducendola nell’alveo di ciò che è possibile e sensato. Come? Producendo informazioni in grado di disegnare un quadro quanto più preciso dei bisogni delle persone, della reputazione aziendale, delle opportunità di mercato.
Per farlo i marketer, oggi, possono contare su un alleato, la tecnologia, che può aiutarli nella raccolta e nell’analisi dei dati (martech).
Facile? Non proprio.
Il Data Driven Marketing richiede un approccio culturale nuovo, una visione di lungo periodo e investimenti in risorse umane e tecnologiche. Unico problema è che questi ultimi dovrebbero essere approvati proprio da chi pensa al breve periodo e ad azioni egoriferite.