L’internet che usiamo oggi, nota come web2, è quella dominata da aziende che forniscono servizi in cambio di dati personali, da utilizzare in maniera aggregata, per vendere spazi pubblicitari agli inserzionisti. Google, Meta, TikTok, Spotify hanno bisogno di milioni di utenti che abitino i loro spazi e di creator che li arricchiscano coi loro contenuti. Proprio questi ultimi, stanno mettendo in discussione questo modello di business che prospera grazie alle loro produzioni, non dando sufficienti possibilità di guadagno. E infatti, le aziende social stanno correndo ai ripari offrendo funzioni di monetizzazione diretta della follower base dei creator.
Oggi, però, si inizia a parlare di uno stadio evolutivo di internet, detto Web3, che potrebbe aprire le porte ad un modello di business più sostenibile ed equo, basato sulla tecnologia blockchain e la decentralizzazione dei servizi di rete. In particolare, per remunerare adeguatamente i creator si stanno sperimentando i social tokens.
Tipologie di social token
I social token sono token (quindi codice software) emessi da singoli o da community che permettono a follower e membri di una comunità di partecipare, producendo valore e ottenendo in cambio una qualche utilità. Ciascun token rappresenta una parte del valore della community.
Social token è un termine ampio che comprende i token personali o creator token (che sono emessi da un individuo) e community tokens (che riguardano un gruppo d’interesse).
Questa tipologia di token è detta fungibile nel senso che ognuno può essere scambiato con un’altro della stessa tipologia (spesso sono codificati usando lo standard ERC-20), come fosse una moneta.
A volte accade che creator e community decidano di emettere sia token fungibili che non fungibili (NFT). I primi servono per entrare nella community, i secondi vengono creati per dare un premio ai membri, legato o meno ad un certo status.
Allo stesso modo ci sono casi in cui si decide di usare solo NFT (è il caso di Bored Ape Yatch Club e CryptoPunks, o del progetto di Gary Vaynerchuk). Tipicamente l’emissione dei fungibili è legata a progetti di lungo termine, mentre gli NFT vengono usati per attività ben definite e limitate nel tempo.
I social token potrebbero ricordare i “punti fragola” delle raccolte fedeltà o i badge che vengono emessi dalle community 2.0 (per esempio i Karma di Reddit), ma hanno alcune caratteristiche peculiari:
- Sono effettivamente posseduti dall’acquirenti e, di conseguenza, sono utilizzabili fuori dalla community. Nella fattispecie, possono essere scambiati sul mercato libero delle criptovalute, dove hanno un prezzo fluttuante;
- Possono incorporare il diritto di partecipare alle decisioni della community, anche quelle che riguardano la destinazione delle risorse finanziarie.
Personal/Creator Token
I primi esempi di “personal tokens” sono stati quelli di Reuben Bramanathan e Matthew Vernon (dApp_boi) che hanno “tokenizzato”, quindi codificato su un software che gira su una rete blockchain, blocchi del proprio tempo. In questo modo l’acquirente del token può reclamare un segmento temporale, ad esempio un’ora, per ottenere una consulenza personale via Zoom.
Alex Masmej per autofinanziare la sua carriera ha creato dei token personali, gli $ALEX, progettati per dare diritto ad una percentuale dei suoi futuri guadagni (Income Sharing Agreement). Il musicista e produttore RAC, al secolo André Allen Anjos, ha iniziato producendo 100 musicassette acquistabili solo attraverso la sua personale criptomoneta $RAC. Coin Artist, pseudonimo di Marguerite DeCourcelle, ha emesso $COIN con lo scopo di coinvolgere i suoi follower e di farli accedere ai videogiochi da lei creati.
C’è da considerare che l’uso dei token può creare una forte pressione sul creator che, per far si che il valore di mercato rimanga alto, dovrà costantemente produrre contenuti apprezzati dai follower, trasformatisi in clienti. Perché se il token perde valore, di fatto i possessori perdono soldi e la reputazione del creator si deteriora.
Community Token
I community token sono emessi da comunità di utenti legati da qualche interesse.
La community più nota e più numerosa è FWB (Friends With Benefits) che raggruppa artisti, operatori e appassionati del Web3 (sono oltre 5.500). Il luogo principale di discussione e condivisione è un server Discord privato. Per accedere bisogna comprare almeno 75 token $FWB (su Uniswap o altri Exchange di criptovalute). I token danno anche diritto di decidere come verranno investiti i fondi comuni e di partecipare agli eventi dal vivo.
Dopo l’ingresso, i token possono anche essere guadagni partecipando attivamente alle discussioni su Discord, agli eventi o alle attività programmate.
Bankless DAO è una community che promuovere i benefici di un sistema finanziario decentralizzato grazie alla blockchain (ha oltre 4.600 membri). La sua forma organizzativa è quella della DAO (Decentralized Autonomous Organization) ossia un’entità regolata da norme codificate e fatte rispettare grazie alla tecnologia blockchain. Bankless DAO emette i social tokens $BANK. A seconda del numero di token acquistati si ha diritto ad accedere ad una o più stanze private del server Discord di comunità.
Perché si usano i social token
I social token possono essere programmati per diversi utilizzi:
- Gestire una community: la gestione delle comunità d’interesse online può essere molto difficile, soprattutto quando raggruppa persone da diverse parti del mondo. L’emissione dei social token può abilitare dei meccanismi di ricompensa per alleviare il lavoro del gestore. Per esempio, chi aiuta con la moderazione della chat, con l’organizzazione dei meeting o con le attività sui social, può ricevere in cambio dei token; .
- Coinvolgere una community: i social tokens possono essere usati anche per incoraggiare una comunità a partecipare attivamente alle discussioni o alle attività programmate;
- Autogovernare una community: i token possono dare diritto di voto e dunque di partecipazione democratica nel governo del gruppo;
- Creare valore monetario: i token possono acquistare o perdere valore sul libero mercato delle criptovalute e, dunque, permettono al possessore di guadagnare un plusvalore. Un meccanismo per sostenere il valore è quello del buy-back: quando il prezzo del token scende, chi li ha emessi può comprare una parte di quelli esistenti sul mercato al fine di toglierli dalla circolazione (in gergo si dice che vengono “bruciati”) e far risalire il valore per i possessori.
Piattaforme di gestione dei token
Esistono servizi che rendono più semplice l’emissione di social token, rivolti a chi non ha doti di sviluppo e non può permettersi di assumere professionisti a ciò dedicati. Tra i più importanti segnalo Coinvise, Rally e Roll. Tutti offrono un processo guidato per decidere le funzioni della token, la sua politica monetaria, i meccanismi di vesting (che permettono di bloccare i token del fondatore per un certo periodo al fine di mostrare il suo interesse alla riuscita del progetto) e provvedere al conio (detto minting).
Un servizio interessante è Mirror, una piattaforma di pubblicazione decentralizzata, una sorta di WordPress del web3, che permette agli utenti di scrivere come su un blog e di emettere il proprio social token al fine di monetizzare i propri post. Quindi funziona come piattaforma di crowdfunding e di emissione di token. Grazie agli smart contract, i guadagni possono anche essere distribuiti ad ispiratori e collaboratori.
Altri tool di supporto a chi usa i token sono Snapshot e Tally. Si tratta di servizi che permettono di gestire le votazioni tra i possessori di token. Permettono di creare proposte di voto e di votare, attraverso un’interfaccia semplice e senza il pagamento delle gas fee di Ethereum (il processo avviene off-chain).
In futuro i token diventeranno lo strumento principale per accedere a gruppi ed esperienze? Il modo per segnalare il proprio status e riconoscersi tra gli avatar nel metaverso? E specularmente, diventeranno un mezzo importante di sostentamento per i creator? E quali saranno i rischi di una finanziarizzazione dei rapporti sociali?
Troppo presto per rispondere, siamo ancora in una fase embrionale di sperimentazioni dell’uso dei social token. Assisteremo a successi e molti fallimenti, ma saranno necessari per capire se davvero l’emissione dei token può contribuire ad innalzare il valore della partecipazione in rete.