In un precedente post ho introdotto il concetto di Web3, che può indicare una prossima evoluzione della rete internet che conosciamo o anche l’insieme di quelle applicazioni che poggiano su reti blockchain. Il Web3 nasce con l’idea che sia possibile creare una nuova economia in grado di rimediare ai limiti di quella reale. Tra questi, la disparità di accesso ai servizi bancari (attualmente per 1,7 miliardi di adulti), i costi delle carte di credito, dei prestiti e delle rimesse, l’opacità del sistema finanziario.
Cos’è una criptoeconomia
Un’economia basata su rete blockchain potrebbe garantire l’accesso al credito a chiunque possegga uno smartphone e non avrebbe bisogno di banche e istituzioni centrali perché si autoregolerebbe grazie ad una programmazione attenta dei suoi meccanismi di funzionamento. Ma ci sono enormi ostacoli al funzionamento ottimale delle criptoeconomie: barriere all’entrata dovute alla lenta curva di apprendimento delle dinamiche del mondo crypto, ma anche tecnologiche come la velocità e i costi delle transazioni su reti blockchain.
Non credo che questo tipo di economia sarà in grado di sostituire quella reale, ma sono sicuro che ci saranno sempre più campi di applicazione dei suoi principi, per cui vale la pena capirne qualcosa (già oggi tutte le applicazioni di finanza decentralizzata funzionano perfettamente, tra questi i cambiavalute Binance e Coinbase).
Le criptoeconomie sono chiamate anche tokenomics perché l’unità base di valore è il token, che è un elemento dirompente nella progettazione di reti aperte, perché può incorporare meccanismi per incentivare i partecipanti a fornire valore (sviluppatori, investitori, utenti). Per Chris Dixon, programmatore e investitore, il token è una primitiva digitale ossia un elemento di base del Web3 che può essere usato per rappresentare qualunque cosa, così come i siti web lo erano nel Web delle origini.
Ma cos’è un token? Un token può essere visto come un codice che funziona su una rete peer to peer di calcolatori (blockchain). I token possono essere di due tipi, fungibili e non fungibili.
Token fungibili
I Token fungibili, sono quelli che hanno caratteristiche identiche e sono interscambiabili (posso scambiare uno di un certo tipo con un altro dello stesso tipo). Sulla rete Ethereum lo standard che li identifica è l’ERC20. Questi possono fungere da moneta nativa della rete su cui girano (ad es. Ether, la criptovalute della rete Ethereum, è un token fungibile), ma siccome sono programmabili possono avere anche altre funzioni:
- Equity tokens sono dei token che rappresentano la proprietà di un certo asset e attribuiscono alcuni diritti. Sono usati per incentivare le persone a fornire risorse scarse come capitale, tempo, potenza computazionale. Ad esempio in Uniswap, un exchange decentralizzato per lo scambio di token, chi ha liquidità è incentivato a mettere a disposizione il suo capitale in cambio di equity tokens (che corrispondono ad una percentuale delle commissioni di trading);
- Utility token sono token che sbloccano delle funzioni in uno smart contract o in un sistema off-chain (cioè al di fuori della blockchain, quindi sono difficili da far rispettare). Ad esempio, per partecipare alla community Friends With Benefits e commentare sul loro server Discord bisogna possedere nel proprio wallet 60 $FWB (il loro specifico token);
- Governance token sono token che danno diritti di partecipazione alla gestione di un’organizzazione autonoma decentralizzata (DAO). Nel codice che li rappresenta, lo smart contract, vengono descritte le tipologie di diritto che attribuisce. Ad esempio, quello di voto per eleggere certi organismi o decidere su specifiche questioni (come avviene in Decentraland).
Token non fungibili
I token non fungibili rappresentano beni immateriali unici e la certificazione della loro origine e proprietà. Lo standard usato per gli NFT è l’ERC721. Ma a cosa possono servire?
- Status: la posizione sociale raggiunta è segnalabile attraverso il possesso di oggetti di valore e scarsi. Finora si è trattato di oggetti materiali, un auto, un capo d’abbigliamento, un cellulare. Oggi, sempre più, sono gli oggetti immateriali a diventare status symbol. Si pensi ai social media, dove il numero di follower o delle interazioni, rappresenta un elemento distintivo. O ancora, chi possiede un NFT di valore lo mostra con orgoglio in rete. Presto le varie piattaforme social creeranno delle aree per mettere in evidenza le proprie collezioni personali;
- Appartenenza: il possesso di un NFT può servire a mostrare pubblicamente l’appartenenza ad un gruppo, di cui si va fieri. È quello che accade tra i possessori dei famosi NFT da collezione CryptoPunks e BAYC, che usano cambiare la propria immagine di profilo sui social media con quella del token posseduto;
- Collezionismo: la maggior parte degli NFT è utilizzata per rappresentare degli elementi digitali da collezione. Tra gli esempi più noti i TopShot delle migliori giocate della NBA, i fumetti e i personaggi Marvel o le opere di crypto art;
- Certificazione: alcune applicazioni distribuiscono NFT ai propri utenti come certificazione del raggiungimento di alcuni obiettivi. Il vantaggio rispetto ai classici badge grafici, è che gli NFT possono anche incorporare un valore (frequente nei giochi Play To Earn come Axie Infinity). Inoltre, nei corsi di formazione un NFT potrebbe sostituire il certificato cartaceo ed essere incorporato automaticamente all’interno del proprio CV digitale;
- Attribuzione di diritti: gli NFT possono essere creati per attribuire speciali diritti a qualcuno all’interno di una community in base a criteri oggettivi. Non sarà una autorità centrale a distribuire tali poteri, ma uno smart contract al verificarsi di condizioni programmate in precedenza. Ad esempio, il possesso degli NFT dell’Adidas dà diritto a comprare esclusivi capi di abbigliamento. Ma è ipotizzabile anche una situazione in cui il moderatore di una community che risponde di più o che viene votato dagli altri membri per le sue risposte, viene premiato automaticamente con un NFT.
Dunque i token sono i mattoncini delle economie create dalle applicazioni che girano su reti blockchain. I token fungibili possono essere usati come moneta o come azione che dà diritti e utilità. I token non fungibili, invece, per rappresentare beni digitali che possono dar vita a nuovi modelli di business.
Che si realizzi o meno la promessa di un’economia unica o di micro economie più trasparenti ed eque, comprendere il funzionamento dei token può essere fondamentale per immaginare i prossimi prodotti e servizi di un’azienda, di un creator, di una community.
Io la ringrazio di tutto cuore per i suoi articoli, lei è uno dei pochi che parlino di queste cose in modo insieme completo e comprensibile. Grazie.
Grazie Daniela, sono contento siano utili.
Sto cercando di capire cos’è il Metaverso, gli scopi e il funzionamento.
Questo articolo mi ha già aperto qualche spiraglio. Io ha sentito parlare di Metaverso utilizzato nell’apprendimento, di cosa si tratta?
Grazie
Caterina
All’Osservatorio Metaverso troverai di più https://osservatoriometaverso.it/news/