App di incontri e intelligenza artificiale: intervista su La Repubblica

In questi anni il modo di conoscere persone nuove è cambiato profondamente. Se decenni fa ci si incontrava grazie alla spinta di famigliari e amici, con la massificazione delle tecnologie di rete abbiamo assistito ad una disintermediazione prima ad opera dei siti web e poi delle app per smartphone.

Nel 1995 Match.com fu pioniere in questo settore. Utilizzava questionari dettagliati per creare profili e suggerire potenziali partner. Nel 2000 eHarmony si distinse per il suo approccio scientifico agli incontri, utilizzando un lungo questionario di compatibilità. Poi, nel 2004 OkCupid introdusse un sistema di domande e risposte per calcolare la percentuale di compatibilità tra utenti. Questa nuova modalità di trovare l’anima gemella fu sdoganata in Europa da siti come Meetic.

L’uso dello smartphone rese tutto più semplice. Nel 2009, Grindr, rivolta principalmente alla comunità LGBTQ+, fu una delle prime app di dating a sfruttare la geolocalizzazione. Nel 2012, Tinder rivoluzionò il settore con il suo sistema di gamification basato sullo swipe e sulla geolocalizzazione. In quel periodo si creò lo spazio per approcci diversi come quello di Hinge, che punta ad agevolare rapporti più duraturi e di Bumble che dà alle donne il controllo nelle interazioni iniziali nelle coppie eterosessuali.

Come l’IA può rinnovare le app di dating

Ora queste app sembrano in difficoltà. Match Group, che controlla Tinder, Match.com, Meetic, OkCupid, Hinge e altre, ha perso il 60% del suo valore in Borsa negli ultimi cinque anni. Uno dei motivi è che la Gen Z è meno propensa ad utilizzare questi strumenti.

Per rinnovarsi e accendere l’interesse dei più giovani si sta pensando all’implementazione di funzioni basate sull’intelligenza artificiale generativa. Alcune di queste sono già disponibili in app terze come LookMax AI, Umaz e Rizz.
Nel frattempo, Tinder sta sperimentando l’IA per aiutare gli utenti a creare profili più accattivanti, aiutandoli nella generazione di testi e immagini. E Grindr sta progettando “wingman“, un bot in grado di dare suggerimenti sui profili più affini e sui posti più adatti alla coppia. In futuro, dice il CEO, potrà sostenere la conversazione con il bot dell’anima gemella quando non si è disponibili.

Questa mi sembra un’ipotesi poco interessante, ma non c’è dubbio che i prossimi agenti conversazionali (con funzioni vocali avanzate come quelle viste in ChatGPT) potranno essere utili per aiutare le persone a rompere il ghiaccio, a suggerire argomenti di dialogo e a prepare il primo incontro, simulando un dialogo realistico con la potenziale anima gemella.
Ne ho parlato a Giulia D’Aleo su La Repubblica.

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