L’anno che sta sfumando può essere anche taggato, pardon etichettato, “Facebook“, il social network che ha spiazzato molti e che fa riflettere per le tante implicazioni sociali e tecnologiche che porta con sé.
Concordo con Vittorio che, pur evidenziando alcune asperità della progettazione che inficiano l’esperienza utente, pone l’accento sulla funzione divulgativa, di “sdoganamento”, di alcune delle pratiche più geek del web 2.0. A mio avviso due su tutte: l’aggiornamento dello status, il “cosa stai facendo” di Twitter che non ha convinto le masse, dentro Facebook trova un contesto, un senso, per l’utente comune della rete; lo stesso dicasi per il “news feed”, il fiume di notizie dai nostri amici, il lifestreaming del nostro caro piccolo FriendFeed.
Certo, Facebook è un “walled garden“, ma almeno è un giardino, nel quale è facile entrare, (ri)trovare amici, scoprirne di nuovi, comunicare, sbirciare le vite degli altri, giocare, insomma sentirsi a proprio agio, usando i più disparati servizi web con naturalezza.
In Facebook spiega Federico “non si avverte stacco tra la vita e le esperienze quotidiane “là fuori” e quella che avviene tra i quattro lati degli schermi. Cosa piuttosto scontata tra i nativi digitali, assai meno per chi aveva un rapporto saltuario o meccanico con la Rete, o per chi non la frequentava affatto”.
All’opposto Giglioli definisce Facebook “un gigantesco annullatore di livelli d’importanza, che mette sullo stesso piano le amicizie vere e quelle farlocche, le cause importanti e quelle surreali”, ignorando la nuova accezione di amicizia in rete e confondendo il mezzo, una rete sociale per sua natura orizzontale, non gerarchica, con l’uso che se ne fa.
E voi cosa ne pensate ?