Paul Adams, responsabile del gruppo User Research for Social di Google, ha condotto uno studio molto interessante sull’uso dei social network, che porta alla luce le debolezze del modello Facebook e dunque i pilastri sui quali Brin & Page potrebbero fondare l’anti-Facebook (nome in codice Google Me).
Alcuni punti salienti:
– alla base della progettazione di un social network devono esserci le motivazioni e gli obiettivi, non la tecnologia
– il concetto di “amici”, tipico di Facebook, non riesce a ricomprendere i diversi livelli di amicizia tipici della nostra vita. E’ necessario disegnare le piattaforme in modo che diano la possibilità di distinguere gruppi di amici a seconda dell’intensità del legame (forte, debole, temporaneo)
– diversi gradi di amicizia hanno bisogno anche di differenti canali di comunicazione
– il network dovrebbe supportare diversi tipi di identità e anche l’anonimato
– le persone si preoccupano poco della privacy solo perché non comprendono impostazioni troppo complicate.
– le persone sottostimano l’ampiezza del loro pubblico e la persistenza delle loro conversazioni in rete
Ammesso che Google Me riuscisse a soddisfare i bisogni degli utenti non soddisfatti dai social network esistenti, si troverebbe comunque di fronte alla grande difficoltà di sconfiggere le cosiddette esternalità di rete di Facebook. In altre parole il valore che come utente ottengo dal fatto di appartenere ad una rete molto grande, fatta di numerosi contatti stabiliti e potenziali, è superiore agli eventuali benefici che potrei ottenere da una rete nuova, forse meglio progettata, ma meno estesa dell’attuale.