Questa è stata la prima campagna elettorale nella quale il web ha avuto un peso, quale luogo delle tattiche politiche e dell’incontro dei cittadini. Quanto questo peso abbia avuto un riflesso sul responso delle urne lo capiremo solo nei prossimi giorni. Intanto conviene studiare le conversazioni avvenute e le performance dei politici sul web. Poi, nel pomeriggio, pubblicheremo i risultati di un inedito esperimento di raccolta delle intenzioni di voto espresse online.
Analisi delle conversazioni
In tre mesi, da ottobre a dicembre, con le tecnologie di Blogmeter avevamo rilevato 7 milioni di documenti (articoli, post, tweet, commenti) apparsi su siti, blog, forum, newsgroup, social network. Lo stesso numero si è registrato da gennaio al 23 febbraio, nel cuore della contesa elettorale.
In questo periodo il politico più discusso è stato Silvio Berlusconi con oltre 2 milioni di messaggi, soprattutto in coincidenza della sua partecipazione a Servizio Pubblico e della proposta di restituire l’IMU.
Sul totale delle conversazioni analizzate i partiti più citati sono stati il PD (37%), il Movimento 5 Stelle (27%), il PDL (20%). La fetta più sostanziosa del dibattito è da attribuirsi ad un tema di “policy”, quello fiscale. Questo è un bene perché ha fatto scivolare al secondo posto quelli di “politics” ossia relativi agli eventi della campagna elettorale ed ai sondaggi (in USA questa quota è prevalente). Il problema è che tutti gli altri temi di policy sono rimasti in ombra.
Analisi delle interazioni
Se dai volumi di menzioni si sposta lo sguardo alle interazioni con i profili ufficiali dei leader politici e dei partiti analizzate sui social network si scopre che sono state più di 14 milioni su Facebook e 2,3 milioni su Twitter.
Su Facebook è sempre più forte il capitale sociale accumulato da Beppe Grillo, che ha superato il milione di fan, ed è anche il politico che riesce a stimolare maggiormente la sua base. L’engagement registrato sulla sua pagina, ossia la somma di like, commenti, condivisioni, post spontanei in bacheca, sfiora 6 milioni di interazioni. Sono suoi i post politici più apprezzati del periodo, su tutti quello che rivendica il successo al comizio di chiusura, che ha generato ben 78.118 interazioni. Il numero di utenti unici che ha compiuto una qualche azione sui contenuti della pagina (il cosiddetto People Talking About o PTA) è pari a 207.264.
Nella classifica per engagement è presente la pagina di Berlusconi con oltre 1 milione di interazioni, insieme a quella del Movimento 5 Stelle. Interessante il fermento sviluppato da un partito nascente come Rivoluzione Civile. Monti e Bersani si piazzano, rispettivamente, al sesto e al settimo posto.
I rapporti di forza cambiano su Twitter dove il segretario del PD è primo per menzioni: oltre 300.000 provenienti da 48.249 account. Al secondo posto il presidente del consiglio uscente con meno citazioni, 276.127, ma con più autori unici di tutti, 65.514. Segue Oscar Giannino, che nelle prime cinque posizioni riesce a trainare anche l’account della sua formazione politica.
Il tweet con il valore più alto di engagement (2.381 tra retweet e risposte, anche se non tutte positive) è quello del famigerato “WOW” di Mario Monti.
Se analizziamo gli hashtag, che hanno la funzione di aggregare discussioni, si scopre che il più usato, ben 271.539 volte, spesso per ironizzare, è stato #Berlusconi. Invece quello più usato dai militanti di partito è stato #italiagiusta, lo slogan della campagna del PD che ha raccolto oltre 161.781 citazioni.
In definitiva è stata una campagna elettorale fatta prevalentemente in televisione, che ha privilegiato i colpi di scena, più che l’approfondimento.
L’uso dei social media è stato finalizzato soprattutto alla ricerca del rimbalzo sui media tradizionali e alla stimolazione degli attivisti, meno spesso alla costruzione di uno storytelling genuino e ancor meno all’emersione di proposte attraverso ascolto e dialogo.
Vedremo, più tardi, cosa riveleranno le intenzioni di voto espresse online.