Vincos – il blog di Vincenzo Cosenza

Il futuro di foursquare

La seconda “conferenza dei sindaci di foursquare“, svoltasi sabato a Bologna, è stata l’occasione per riflettere, dopo l’euforia della prima edizione, sul futuro del più famoso geo-social network. A evidenziare le minacce e le opportunità che si troveranno ad affrontare Crowley & C. siamo stati chiamati io e Gianluca Diegoli.
Il mio personale punto di vista è basato su due considerazioni che provo ad esemplificare:

la geolocalizzazione è una feature non un prodotto. L’intuizione di Crowley, risalente al 2000, di creare un prodotto basato sulla geolocalizzazione degli utenti non è più un elemento differenziante sufficiente nel 2011. Oggi la geolocalizzazione sta diventando una funzione commodity che tutte le  grandi piattaforme possono offrire senza grandi costi;

non c’è posto per tanti social network. Il mercato dei servizi di social networking tende ad essere del tipo winner takes all, in cui i player adottano strategie di platform leadership: tendono alla concentrazione e all’aggregazione di vari prodotti/servizi per soddisfare al meglio l’utente, facendo leva sul cosiddetto keystone advantage ossia ogni grande player prova ad agire da capofila nella creazione di un ecosistema in grado di generare valore non solo per lui, ma anche per i partner.
Queste strategie di offerta chiaramente rispondono ad una domanda di semplificazione della gestione della presenza online da parte degli utenti.

Crowley non è in grado di dispiegare una strategia di piattaforma e sfidare direttamente Facebook e Google, che sono meglio posizionati per attrarre la massa degli utenti, i partner, gli sviluppatori, gli investitori.

Però foursquare può provare a costruire una sua rilevanza soddisfacendo un bisogno specifico degli utenti: non quello meramente ludico di ricevere punti e badge, ma quello di scoprire luoghi da visitare diventando una sorta di recommendation engine di qualità.

Per far ciò ha bisogno, in tempi brevi, di:

– raggiungere una massa critica di utenti attivi (non nominali) ossia di incoraggiare i suoi 10 milioni di utenti registrati a rimanere più tempo collegati (in questa direzione va l’introduzione delle notifiche/newsfeed) sul modello Facebook)

– stimolare gli utenti a rendersi utili per la comunità, dunque non semplicemente facendo centinaia di check-in, ma lasciando suggerimenti e recensioni dei luoghi visitati

– individuare un business sostenibile. Ad esempio, sul modello Facebook, creare un sistema di self served adv che possa aiutare le piccole realtà e produrre profitti senza far crescere a dismisura i costi di struttura.

Exit mobile version