Due mesi fa ho condiviso l’analisi annuale su audience e utilizzo dei social media in Italia. Oggi vi propongo un aggiornamento, a partire dai dati Audiweb powered by Nielsen, sull’uso delle applicazioni per la messaggistica istantanea nel corso del 2019. Ho confrontato i dati medi delle audience delle app per chat da mobile (tablet e smartphone) del secondo semestre 2018 e del 2019. La base degli utenti ha età compresa tra i 18 e i 74 anni.
WhatsApp è usata da 32 milioni di italiani per 25 ore al mese
Ormai da anni l’app di messaggistica più utilizzata dagli italiani è di gran lunga WhatsApp. In media nel secondo semestre del 2019 l’audience mensile è stata di 31 milioni e 800 mila persone (+4,7% rispetto allo secondo semestre del 2018). Dunque un incremento minimo che potrebbe segnalare l’avvicinamento alla fase di plateau.
Ad aumentare in maniera sorprendente è il tempo medio di utilizzo, più alto di qualsiasi altra app social, anche di Facebook. Nel 2019, è stato di 25 ore e 46 minuti a persona in un mese, oltre l’82% in più rispetto al 2018. Segno che le persone ne fanno un uso molto esteso che va dalla chat alle video chiamate, passando per le chiamate audio.
Facebook + Messenger: osmosi vincente
Ancora una volta al secondo posto si piazza Facebook Messenger con poco più di 23 milioni e 370 mila utenti mensili. Anche qui la crescita è contenuta nell’ordine del 4% sull’anno. Il tempo medio d’utilizzo è di 2 ore e 33 minuti, non elevato, ma in crescita del 104% rispetto all’anno precedente.
La chat beneficia della diffusione estesa di Facebook e dei meccanismi osmotici derivanti. Viene usata per comodità per comunicare con pagine di brand (per esempio per assistenza o informazioni) e altri utenti della piattaforma, anche sfruttando le numerose funzioni “pop” (come le maschere virtuali) non presenti in WhatsApp. A queste sta per aggiungersi Messenger Rooms, le video chat di gruppo in salsa Zoom, che dovrebbe far crescere il tempo speso e probabilmente anche gli utenti.
Telegram conquista circa 11 milioni di italiani
Al terzo posto, per numero di utenti, si piazza Telegram che attrae mensilmente 10,9 milioni di italiani e fa registrare un balzo, rispetto al 2018, del 59%. Incredibile il tempo di utilizzo che è di ben 8 ore e 7 minuti a persona al mese.
La creatura del russo Pavel Durov ha da poco annunciato di aver superato i 400 milioni di utenti mensili a livello globale. Piace perché fa leva sulla tutela della privacy, ma anche su un ambiente nel quale è facile reperire offerte di prodotto e contenuti pirata (giornali, film, software e musica).
Skype, Hangouts e Viber in calo. Stabile WeChat.
Tra gli instant messenger meno utilizzati c’è Skype che, come app mobile, è usata mediamente ogni mese da circa 2,4 milioni di italiani (-2% rispetto allo scorso anno) per 1 ora e 26 minuti (+55%). A questi andrebbero aggiunti quegli utenti che la usano esclusivamente da desktop. Quello che è certo è che negli anni non ha saputo trovare un posizionamento distintivo, ma ha sempre oscillato tra app di messaggistica personale e strumento di lavoro, senza brillare per user experience.
Google Hangouts, la versione consumer delle chat del gigante di Mountain View, viene usata da 1,1 milioni di persone. Anche qui ci troviamo di fronte ad un calo del 14%, figlio dello stato di abbandono in cui Google ha lasciato l’applicazione, incurante del mercato consumer.
Simile la diminuzione di utenti di Viber (-13%) che raggiunge 732.000 persone, molto affezionate, che la usano per 3 ore e 25 minuti.
In coda resiste WeChat, l’app del colosso Tencent che nel mondo è sfruttata da oltre 1 miliardo di persone per una moltitudine di servizi (dalle prenotazioni ai rapporti con la pubblica amministrazione). In Italia è usata da 485 mila individui (+4% sull’anno) per 1 ora e 43 minuti al mese (-64%).
Quello delle applicazioni di instant messaging appare un mercato stabilizzatosi attorno ai figli di Zuckerberg, uno naturale (Messenger), uno adottivo (WhatsApp). Non si vedono all’orizzonte elementi esterni di disturbo. L’unica incognita è la capacità del padre di dare la stessa attenzione ad entrambe le creature ed accentuare i tratti distintivi di ciascuna.