A distanza di un anno dalla nostra precedente conversazione, ho avuto il piacere di dialogare con Cosimo Accoto, filosofo e ricercatore affiliato al MIT di Boston, che ha dato alle stampe “Il Pianeta Latente” (Egea Editore). Il titolo del testo allude alla formazione in divenire di un pianeta che emerge gradualmente, in uno spazio latente come le informazioni che fuoriescono dai modelli di intelligenza artificiale, dalla coesistenza di uomini e macchine. Questa terraformazione stimola riflessioni che vanno affrontate non solo tecnologicamente, ma soprattutto filosoficamente. Tre i capitoli nei quali Cosimo ha scelto di suddividere il suo saggio:
- L’ultima parola sottolinea due grandi cambiamenti imposti dalle tecnologie generative. In primis, il fatto che il linguaggio naturale (il prompting) che diventa un modo per dare istruzioni alle macchine, bypassando i linguaggi di programmazione classici. In secundis, il dato che la macchina scrive e parla come noi. Ciò solleva interrogativi sia sulla natura del linguaggio stesso quando diventa strumento di computazione, sia sul suo ruolo nell’interazione uomo-macchina.
- L’occhio assente racconta come il ruolo tradizionale dell’occhio umano come principale interprete delle informazioni visive viene messo in discussione dall’IA. Oggi, sempre più spesso, le macchine creano immagini per altre macchine che dovranno interpretarle (si pensi alle CCTV, alle immagini satellitari, ecc.), rendendo l’osservatore umano irrilevante in molti processi. Questo perché l’immagine perde la sua finalità rappresentativa ed assume una finalità operativa (il drone scatta una foto al fine di identificare un bersaglio).
Come se non bastasse, la capacita dei software di GenAI di produrre immagini credibili, rende difficile all’occhio umano discernere la provenienza e la veridicità, erodendo la sua capacità giudicante. - L’atto osceno analizza le implicazioni dell’agentività dei prossimi modelli di IA. Se le macchine dopo aver prodotto e analizzato immagini e dati, decidono di compiere delle azioni, che ruolo dovrà avere l’uomo? Andiamo incontro ad una inevitabile trasformazione dell’umano. L’umano che viaggia su un auto a guida autonoma, dice Accoto, sarà un umano diverso. A maggior ragione l’umano che dovrà interagire con agenti autonomi, è destinato a cambiare.
Il merito del saggio di Cosimo Accoto è di andare oltre la consolatoria narrazione dell’uomo al centro, “human in the loop” e di stimolarci alla riflessione culturale sugli impatti della tecnologia sui singoli e sulla società.