Come funziona ChatGPT? Conversazione con Vittorio Di Tomaso

Tutti parlano di ChatGPT ma non tutti hanno compreso come funziona e quali possono essere le implicazioni reali di questo salto tecnologico definito intelligenza artificiale generativa. Così ho pensato di fare una conversazione approfondita con Vittorio Di Tomaso, già fondatore di Blogmeter e attualmente partner in H-FARM Innovation, nonché esperto di linguistica computazionale.

Mi sono fatto spiegare bene come funzionano questi Modelli Linguistici di Grandi Dimensioni e come siamo arrivati a questo punto. Il punto di svolta è stata la convergenza di tre fattori: l’esistenza di enormi quantità di informazioni disponibili, l’aumento della potenza computazionale e l’invenzione di un’architettura specifica di rete neurale detta “Transformer” (ad opera di Google).
Nel caso specifico di ChatGPT, il merito di OpenAI è stato quello di riuscire a creare un prodotto utilizzabile da tutti, mettendo insieme data scientist, ingegneri e designer.

La grande domanda è: questi nuovi software di GenAI sono semplicemente dei “pappagalli stocastici” che si limitano ad indovinare le parole per completare frasi o sono qualcosa di più? Il riferimento è ad alcuni comportamenti non previsti e inspiegabili, detti “proprietà emergenti”, che a volte questi sistemi mostrano.

Infine abbiamo cercato di capire come questi modelli possono essere utilizzati per risolvere dei problemi aziendali. Certo, dice Vittorio, questi sistemi promettono di essere capaci di digerire tutta la conoscenza aziendale scritta e di renderla accessibile attraverso un sistema conversazionale, ma non basta. C’è un problema di controllo. Bisogna fare in modo che poi questi chatbot aziendali non si mettano a parlare dei concorrenti o di cose che non c’entrano nulla con la domanda. E questo si fa implementando strati di controllo che richiedono tempo e lavoro umano.

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