Vincos – il blog di Vincenzo Cosenza

Cosa sono i token e come funziona la criptoeconomia del web3

In un precedente post ho introdotto il concetto di Web3, che può indicare una prossima evoluzione della rete internet che conosciamo o anche l’insieme di quelle applicazioni che poggiano su reti blockchain. Il Web3 nasce con l’idea che sia possibile creare una nuova economia in grado di rimediare ai limiti di quella reale. Tra questi, la disparità di accesso ai servizi bancari (attualmente per 1,7 miliardi di adulti), i costi delle carte di credito, dei prestiti e delle rimesse, l’opacità del sistema finanziario.

Cos’è una criptoeconomia

Un’economia basata su rete blockchain potrebbe garantire l’accesso al credito a chiunque possegga uno smartphone e non avrebbe bisogno di banche e istituzioni centrali perché si autoregolerebbe grazie ad una programmazione attenta dei suoi meccanismi di funzionamento. Ma ci sono enormi ostacoli al funzionamento ottimale delle criptoeconomie: barriere all’entrata dovute alla lenta curva di apprendimento delle dinamiche del mondo crypto, ma anche tecnologiche come la velocità e i costi delle transazioni su reti blockchain.
Non credo che questo tipo di economia sarà in grado di sostituire quella reale, ma sono sicuro che ci saranno sempre più campi di applicazione dei suoi principi, per cui vale la pena capirne qualcosa (già oggi tutte le applicazioni di finanza decentralizzata funzionano perfettamente, tra questi i cambiavalute Binance e Coinbase).

Le criptoeconomie sono chiamate anche tokenomics perché l’unità base di valore è il token, che è un elemento dirompente nella progettazione di reti aperte, perché può incorporare meccanismi per incentivare i partecipanti a fornire valore (sviluppatori, investitori, utenti). Per Chris Dixon, programmatore e investitore, il token è una primitiva digitale ossia un elemento di base del Web3 che può essere usato per rappresentare qualunque cosa, così come i siti web lo erano nel Web delle origini.

Ma cos’è un token? Un token può essere visto come un codice che funziona su una rete peer to peer di calcolatori (blockchain). I token possono essere di due tipi, fungibili e non fungibili.

Token fungibili

I Token fungibili, sono quelli che hanno caratteristiche identiche e sono interscambiabili (posso scambiare uno di un certo tipo con un altro dello stesso tipo). Sulla rete Ethereum lo standard che li identifica è l’ERC20. Questi possono fungere da moneta nativa della rete su cui girano (ad es. Ether, la criptovalute della rete Ethereum, è un token fungibile), ma siccome sono programmabili possono avere anche altre funzioni:

Token non fungibili

I token non fungibili rappresentano beni immateriali unici e la certificazione della loro origine e proprietà. Lo standard usato per gli NFT è l’ERC721. Ma a cosa possono servire?

Dunque i token sono i mattoncini delle economie create dalle applicazioni che girano su reti blockchain. I token fungibili possono essere usati come moneta o come azione che dà diritti e utilità. I token non fungibili, invece, per rappresentare beni digitali che possono dar vita a nuovi modelli di business.
Che si realizzi o meno la promessa di un’economia unica o di micro economie più trasparenti ed eque, comprendere il funzionamento dei token può essere fondamentale per immaginare i prossimi prodotti e servizi di un’azienda, di un creator, di una community.

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