Finalmente ho avuto il tempo di leggere il 7° rapporto Censis sulla comunicazione che, confrontando i dati del 2003 con quelli del 2007, sottolinea fondamentalmente questi trend:
– Si consolida l’utilizzo di Internet il cui uso abituale (almeno tre volte alla settimana) passa dal 39,8% al 73,8%.
– Aumenta contestualmente l’uso di tutti i media, eccezion fatta per la TV
– I più giovani (14-18 anni) sono i più voraci consumatori di media, ma con due importanti eccezioni: quotidiani e radio.
L’analisi qualitativa conferma i dati quantitativi ma permette di capire cosa si preferisce fare quando si ha un pò di tempo libero:
– per gli uomini c’è prima di tutto internet, poi a distanza i libri e ancora più lontana la televisione
– per le donne ci sono prima i libri, a poca distanza la televisione e più lontana internet, cui si aggiunge la crescente passione per il cellulare.
I dati del Censis sono interessanti, anche se naturalmente una ricerca quantitativa con un campione così vasto risulta per certi versi abbastanza generica. E’ interessante soprattutto uno spunto da te giustamente evidenziato, mi riferisco al fatto che i più giovani consumino sempre meno quotidiani e radio. Credo infatti che la fruzione a cui la ricerca si riferisce sia quella classica, mentre sappiamo bene quanto i giovani continuino a consumare quotidiani e radio in modalità differenti rispetto al passato (quotidianni on line ed RSS nel primo caso, web radio e podcast nel secondo).
Questi trend stanno emergendo anche all’interno di una ricerca sulla “dieta mediatica” degli studenti universitari a cui sto lavorando insieme al mio gruppo di ricerca in Bicocca. Ancor più interessante a mio parere è capire, all’interno del rapporto tra giovani e il web, quali sono le webapp più utilizzate e perché, per soddisfare quali esigenze, ecc. Per far questo ritengo sia inevitabile affiancare un approccio prevalentemente qualitativo a una base più quantitativa. E’ quello che nel nostro piccolo stiamo provando a fare. A berve metteremo in condivisione i primi risultati, e sarà interessante confrontarli con ricerche a più ampio raggio come questa del Censis.
grazie Stefano, non vedo l’ora di leggeri i risultati, penso che uno dei problemi che abbiamo come operatori del settore e studiosi è la mancanza di ricerche quantitative utili alla comprensione dei nuovi fenomeni