Anche quest’anno si è svolto a Roma l’evento organizzato da me e dai miei colleghi di Digital PR dal titolo “Il nuovo potere dei consumatori sul web 2009“. Un momento di riflessione sul rapporto tra aziende e social media, che pare sia stato apprezzato dai partecipanti in particolare per l’equilibrio tra teoria e casi concreti.
Tra le presentazioni più di scenario mi ha colpito quella di Davide Bennato (Università di Catania) che, partendo dalla constatazione che le istituzioni sociali sono in crisi, ha sottolineato come proprio la tecnologia (attraverso strumenti paradigmatici come iPhone e Twitter) possa aiutarci a ridare nuovo senso a spazio, tempo, valori, che sono alla base delle istituzioni sociali.
Variegate e inedite le testimonianze aziendali:
– Pepe Moder (Barilla) ha espresso chiaramente come la visione dell’ecosistema digitale che ha l’azienda (con il sito web corporate al centro e i social media in posizione periferica) è diametralmente opposta a quella degli abitanti della rete (che al centro dei propri interessi metteno Facebook, blog, forum, YouTube, …). Emblematica della diffidenza delle aziende verso i social media è il racconto del timore iniziale del management di Barilla di scrivere autonomamente la voce di Wikipedia relativa (cosa possibile come spiegato chiaramente da Frieda Brioschi) “perchè scriverla noi? Magari ci criticano, lasciamolo fare ad altri”;
L’obiettivo di un brand oggi dovrebbe essere, secondo Pepe, di creare un mondo di significati, un “vocabolario comune”, fatto di tasselli che i consumatori possono utilizzare autonomamente per “parlare dell’azienda”.
– Mauro Broggi (Edizioni San Paolo) ha illustrato il caso di Famiglia Cristiana che nei territori di Facebook sta costruendo un rapporto stabile con i propri lettori storici, ma anche con un pubblico più giovane tradizionalmente poco propenso a leggere abitualmente la rivista.
Mauro ha svelato come i feedback dei lettori porteranno ad un rinnovamento anche di alcune rubriche del settimanale.
– Elena Cortesi (Ford Italia) ha sottolineato come la filiale italiana sia un caso d’eccellenza in Europa per le attività sui social media, dal monitoraggio costante delle conversazioni in rete alle attività di relazione con gli opinion leader (non solo legate alla presentazione di prodotti, ma anche a momenti esperienziali, come la visione di un film insieme). Secondo Elena è fondamentale coordinare le attività di PR 2.0 con quelle di marketing digitale, preferibilmente attraverso una figura di riferimento in azienda (Ford Motors è stata la prima azienda ad avere un Social Media Manager: Scott Monty).
– Marco Cagnoli (Atac) ha mostrato l’uso che fa Atac Mobile di Twitter per offrire informazioni utili sulla mobilità a Roma, ma anche per ricevere segnalazioni. Marco ha sottolineato come sia importante rispondere, anche soltanto per ringraziare e ammettere di non avere la soluzione a tutti i problemi. Una risposta inaspettata da parte di un “brand” ha un effetto dirompentemente positivo: rivela le persone e favorisce empatia.
Ha chiuso la giornata un dibattito a tutto tondo stimolato da Luca De Biase dal quale sono emersi i timori dei rappresentanti aziendali tra il pubblico e le rassicurazioni delle aziende che hanno avuto il coraggio di aprirsi ad un dialogo sincero e trasparente. Le paure più terribili stanno nell’attesa.
P.S. Tutte le presentazioni sono su Slideshare e su Business & Blog
Bravissimi!
ciao
z
Il Social Media Manager…un sogno.
Grazie per questo report.
Ho avuto il piacere di assistere di persona a questo interessante evento.
Tra le cose che mi sono rimaste impresse:
1) gli early adopters dei Social Media in Italia non sono solo aziende già da tempo considerate innovative (Barilla e Ford) ma anche altre che, almeno nella mia personale considerazione, sono state sinora percepite in maniera opposta (ATAC, Famiglia Cristiana).
2) la conferma che i Social Networks per le aziende non sono uno strumento appannaggio solo degli USA e di qualche altro paese. Con un pizzico di orgoglio possiamo finalmente tornare a dire che anche l’Italia ha dei casi di successo nell’innovazione, anche se spesso la loro risonanza è molto limitata.
A conferma del tema della scarsa visibilità voglio portare un esempio, anche se in un ambito completamente diverso. Numerose aziende americane sono intervenute ieri a Roma ad un convegno sui sistemi di pagamento principalmente per conoscere di più sulla esperienza della Carta PostePay di Poste Italiane. Al momento si tratta infatti del più significativo caso di successo mondiale di una carta di debito prepagata (6.5 milioni di carte in 6 anni dal lancio del servizio).
3) ci sono esempi di significativo utilizzo di Facebook da parte delle aziende, come per il caso di Famiglia Cristiana.
Ciò anche in controtendenza rispetto ad alcune tendenze in atto di “demonizzazione” dello strumento (spesso confondendo lo strumento con l’uso che si fa dello stesso). Il termine demonizzare è puramente voluto in quanto in linea con l’efficace ironia e senso dell’umorismo che ha pervaso l’intervento di Mauro Broggi di Famiglia Cristiana 🙂
L’augurio che ci facciamo tutti è che per la prossima edizione del convegno il numero di casi di successo sia ancora aumentato. L’uscita dalla crisi economica passa anche dalla capacità di fare innovazione del nostro sistema paese.