E’ appena stato reso disponibile dai tipi di 40k “Facebook per genitori“. Non si tratta del tipico manualetto pedante o superficiale su come usare Facebook, ma di un saggio breve e profondo di Giovanni Boccia Artieri, professore di sociologia all’Università di Urbino.
Giovanni, profondo conoscitore delle grammatiche della comunicazione online e attento osservatore delle dinamiche sociali mediate dalla tecnologia, suggerisce al lettore (non solo ai genitori) un diverso modo di guardare alle pratiche d’uso della rete da parte dei giovani.
Andando oltre il velo delle interpretazioni sensazionalistiche dei mass media ed evitando di considerare la rete come un luogo virtuale, i cosiddetti “migranti digitali” possono riuscire a comprendere le motivazioni che spingono i “nativi digitali” a esporsi nelle piazze della rete e magari aiutarli, in un percorso comune, a maturare una consapevolezza maggiore delle proprie azioni.
Ambienti come Facebook rappresentano occasioni per sviluppare la riflessività, la capacità di guardarsi dentro confrontandosi con gli altri, di costruire percorsi di senso capaci di tradursi in quella esperienza emozionale e affettiva che serve alla costruzione di sé. Anche un semplice gesto come cambiare il proprio status su Facebook rispondendo alla domanda “A cosa stai pensando?” rimanda a uno sforzo introspettivo, al di là di qualsiasi considerazione, anche il risultato potrà apparire superficiale
breve e pronfondo non è un ossimoro?
fare i genitori di questi tempi non è facile,con internet il problema diventa ancora più difficile,è la rete ha pro e contro,ci sono diverse insidie e i ragazzi non stanno a sentire le raccomandazioni,noi genitori siamo considerati troppo protettivi,non siamo al passo con i tempi. la rete può diventare un pericolo per i nostri figli.voi che ne pensate
La penso in modo diverso. Spesso siamo noi genitori poco preparati e ci spaventiamo di ciò che non conosciamo. I nostri figli sono nativi digitali, più preparati di noi all’utilizzo dei social network e molto più attenti alle problematiche della rete come la privacy, spesso siamo noi che non abbiamo l’umiltà di capire che sono loro a doverci spiegare come orientarci e fornire raccomandazioni.