Su Focus di Settembre, all’interno di un ampio pezzo sui progetti di Google, mi è stato chiesto un parere sui rischi della “società dei dati“, come la definisco nel mio e-book.
A Nicola Bruno ho detto che questa “nuova società” porta con sé un grande paradosso: i servizi che ci semplificano maggiormente la vita sono anche quelli che ci richiedono un contributo in termini di dati personali. Niente di drammatico, l’importante è esserne consapevoli. Purtroppo tale consapevolezza non è ancora molto sviluppata.
Inoltre l’utilità di un servizio aumenterà in ragione del numero di altri servizi con i quali riuscirà ad interconnettersi facilmente. Dunque probabilmente assisteremo ad una tendenza da parte dei grandi player a creare degli ecosistemi di prodotti/servizi chiusi. Questo può essere un problema perché vorrebbe dire cedere ad una sola azienda tutti i nostri dati sulle abitudini quotidiane (da quante volte apriamo il frigo a quanto usiamo l’auto o la doccia).
Tema di estrema rilevanza in particolare in ottica “Internet of Things”