C’è una nuova “lingua” che sta emergendo in rete, è quella composta non da caratteri di testo, ma da emoji. Si tratta di simboli pittografici, simili ad emoticon, divenuti popolari in Giappone alla fine degli anni ’90 e poi diffusisi in occidente anche grazie al loro inserimento nella tastiera dei dispositivi Apple ed Android.
Tutti li conosciamo e a volte li usiamo, ma l’ampiezza della loro diffusione era difficile da percepire. Almeno fino a qualche giorno fa, quando gli ingegneri di Instagram hanno svelato i dati sul loro utilizzo da parte dei 300 milioni di utenti attivi della piattaforma.
Addirittura circa la metà dei commenti scritti su Instagram contiene almeno un emoji e il ritmo di crescita di questa nuova modalità di espressione non accenna a diminuire.
I finlandesi usano emojii nel 63% dei testi, mentre gli italiani nel 45%.
Per assecondare questo trend, quelli di Instagram hanno deciso di permettere la creazione di hashtag composti solo da emoji oltre che la ricerca degli stessi.
Ancora più interessante è la scoperta che queste nuove forme espressive stanno soppiantando lo storico slang della rete. In ordine di utilizzo su Instagram troviamo:
che sta sostituendo il più gergale LOL nell’indicazione di “risate a crepapelle”.
per stupendo o sexy
per descrivere un sentimento di amore.
L’uso di emojii simili è stato rappresentato in questa mappa che mostra quelli relativi al cibo sulla sinistra, o al lavoro, a destra. O ancora le scarpe vanno insieme alle borse (in basso a sinistra) mentre i costumi si accompagnano all’acqua e agli animali marini (in alto a sinistra).
L’uso di un unico simbolo è di facile interpretazione, anche per una macchina, ma le cose si complicano quando gli utenti usano più simboli congiuntamente per creare una frase.
Si tratta di sfide interessanti per le aziende di monitoraggio, che dovranno interpretare automaticamente il sentiment delle persone, ma anche per i brand che oltre a comprendere le opinioni dovranno imparare ad usare questa nuova lingua nella propria comunicazione.
assisteremo ad una “civil war” tra chi vuole le emoticon sui banchi di scuola, e chi invece difende la vecchia sintassi? that’s the point