A 17 anni dalla creazione dell’applicazione che ha cambiato il modo di essere presenti in rete di due miliardi di persone, Mark Zuckerberg ha annunciato una nuova visione e un nuovo nome per la sua azienda. Facebook, la holding che controlla tutti i servizi social (Messenger, Instagram, WhatsApp) e i prodotti hardware (Oculus), diventa Meta. In greco mèta significa “dopo, oltre” e vuole proprio simboleggiare l’apertura di un nuovo capitolo aziendale che ha come obiettivo la costruzione del metaverso. Un termine coerente con la visione, ma freddo, accompagnato da un logo che richiama l’infinito, davvero poco originale.
La scelta di cambiare nome è la cosa più corretta da fare quando un’azienda estende la sua offerta oltre il prodotto originale, come fece Google con Alphabet nel 2015, ma poteva essere fatta prima. Farla oggi indica, inevitabilmente, anche la volontà di distanziare il personaggio Zuckerberg dal suo primogenito nel momento di maggiore difficoltà, ma anche l’entità societaria quotata in Borsa dal destino delle social app. A riprova di ciò il Facebook Reality Labs, il centro di ricerca principale delle prossime innovazioni, diventerà una unit separata con un proprio conto economico.
Meta sarà una “social technology company” ossia una società che produce tecnologie che aiutano le persone a connettersi, a trovare community e a far crescere le proprie attività imprenditoriali, anche oltre la bidimensionalità attuale, verso esperienze immersive come quelle della realtà aumentata e virtuale.
Un elemento interessante sottolineato da Zuckerberg durante la presentazione è che l’azienda sarà “metaverse-first” non “Facebook-first”. Questo approccio avrà anche delle ricadute pratiche, ad esempio in futuro non ci sarà bisogno di usare un account Facebook per accedere ai tutti i servizi della compagnia. Una evidente marcia indietro rispetto alla scelta dello scorso anno di forzare gli utenti Oculus ad accedere con un account Facebook.
L’idea di metaverso di Zuckerberg
Per Zuckerberg il metaverso rappresenterà la prossima tappa dello sviluppo di Internet. Un ambiente immersivo, accessibile con o senza dispositivi speciali, nel quale fare esperienze nuove, da soli o in compagnia, caratterizzate dalla sensazione di essere presenti. Una simulazione multisensoriale della realtà fisica che implica uno sforzo tecnologico senza precedenti, che non potrà essere compiuto da una sola azienda. Di questo Zuck è consapevole e infatti parla sempre sottilineando il suo ruolo di contributore rilevate in un ecosistema di aziende e sviluppatori. Dunque non il dominus, ma uno dei perni della prossima internet. Certo, questa mossa serve a mettere una bandierina, prima degli altri, su un territorio ancora incontaminato, che Meta vuole iniziare a costruire e, comprensibilmente, colonizzare il più possibile attraverso investimenti consistenti: 50 milioni di dollari, di cui 10 quest’anno, e la creazione di oltre 10.000 posti di lavoro specializzati in AR/VR solo in Europa.
Dal punto di vista software, Meta continuerà a sviluppare Horizon, il mondo digitale accessibile attraverso i visori Oculus, che sarà spacchettato in Horizon Home, dove stabilire la propria casa, Horizon Worlds, il mondo esterno, Horizon Workrooms, l’ambiente di lavoro nel quale utilizzare anche le applicazioni di produttività tradizionali, e Horizon Venues, destinato agli eventi ludici.
Anche Messenger, che ha già un supporto per la realtà virtuale, sarà potenziato. Al momento è possibile mandare solo messaggi testuali quando si indossa il casco di Oculus, ma entro l’anno si potranno fare anche le chiamate audio.
La maggior parte delle soluzioni per la realtà virtuale rimarrà in capo ai partner specializzati nella produzione di giochi popolari come Beat Saber (che ha generato oltre 100 milioni di ricavi su piattaforma Quest) e in applicazioni specifiche, come quelle per il fitness. Ma, secondo me, Meta acquisirà qualche studio di produzione.
Intanto, per aiutare gli sviluppatori a progettare le loro soluzioni per il metaverso, è stata presentata “Presence Platform“, una suite di funzioni e di SDK che permetteranno di creare esperienze più realistiche, ad esempio, quando si tratta di usare le mani per interagire con oggetti o usare la voce come input.
Dal punto di vista hardware, Meta ha annunciato Project Cambria che l’anno prossimo diventerà un hardware per la realtà virtuale all-in-one di fascia alta per professionisti. Mentre fra due anni dovrebbero arrivare gli occhiali per la realtà aumentata, nome in codice Project Nazare, anticipati da Ray-Ban Stories che permettono di fare solo foto e video.
Tanti sono i progetti di ricerca che potrebbero sfociare in prodotti futuri. Ad esempio quelli che riguardano la realizzazione di avatar fotorealistici in tempo reale, la ricostruzione 3D di ambienti reali e il concepimento di nuove interfacce uomo-macchina come il braccialetto basato su impulsi elettromagnetici che permette di attivare comandi e di scrivere solo muovendo le dita.
Al di là del cambio di nome, Zuckerberg ha avuto molto coraggio a delineare una nuova strada e ad iniziare ad investire sui mezzi che dovrebbero portare ad una destinazione che ancora non esiste e i cui contorni potrebbero semplicemente essere quelli illusori di un miraggio. In definitiva, il metaverso sarà davvero la prossima Internet o si ridurrà ad essere il luna park di Zuckerberg? Questo dipenderà dalle mosse delle altre aziende tecnologiche, ma anche dalla capacità di Zuck di convincerle a cooperare privilegiando l’apertura, l’interoperabilità e la privacy.
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