Sono passati 4 anni da quando Google ha annunciato Project Soli, un progetto di ricerca teso all’utilizzo di radar all’interno di prodotti elettronici di largo consumo. Oggi, grazie ai progressi nella miniaturizzazione, gli ingegneri di Big G sono riuscita a piazzare un mini radar nel nuovo smartphone Pixel 4.
In questo modo il cellulare è in grado di capire cosa succede nei suoi immediati dintorni e quindi comportarsi di conseguenza. Al momento le funzioni abilitate dalla funzione “motion sense” sono molto limitate. Se il telefono squilla e il suo proprietario si avvicina, il volume si abbassa di conseguenza. Se trilla una sveglia, basta un gesto per posticiparla. Muovendo le mani orizzontalmente è possibile passare da una canzone ad un’altra. O ancora si può interagire con personaggi virtuali semplicemente con dei gesti.
Motion Sense helps you get things done on your #pixel4 without touching it. Swipe to skip a song, silence a call with a flick of your hand, and unlock your phone super fast with face unlock. #madebygoogle pic.twitter.com/HAIBtBUsxE
— Google (@Google) October 15, 2019
La visione di lungo periodo di Rick Osterloh (Google Senior Vice President of Devices and Services) è quella di arrivare alla realizzazione del cosiddetto ambient computing (conosciuto fin dagli anni ’90 anche come ambient intelligence o obiquitous computing) ossia far sparire la tecnologia, incorporandola negli oggetti che ci circondano e al tempo stesso potenziarla in modo da reagire alla presenza dell’uomo.
In futuro potrebbe diventare la norma abitare ambienti, di lavoro e di svago, nostri o altrui, nei quali la tecnologia non è visibile, ma è sempre pronta a rispondere alle nostre azioni e alle nostre parole.
Ovviamente questo cambio di paradigma del rapporto uomo-macchina presenta una serie di complesse sfide sia tecnologiche, che culturali: dalla codifica di nuovi linguaggi non verbali abilitanti le interazioni (combinazione di gesti?) al tema della privacy (la tecnologia dovrà sapere chi è presente per reagire).
Il problema più grande sarà, come sempre, che l’innovazione correrà più velocemente della nostra capacità di accoglierla e piegarla alle nostre esigenze. Quindi ci toccherà rincorrerla e capire come adattarci a quello che il Technium vorrà.
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