Grok è il chatbot di xAI, l’azienda fondata da Elon Musk con la missione di “accelerare la scoperta scientifica umana e far progredire la nostra comprensione collettiva dell’universo”. Più prosaicamente, è anche un modo per farla pagare al rivale Sam Altman per non avergli consentito il controllo di OpenAI.
Il nome Grok deriva dal romanzo “Straniero in terra straniera” di Robert Heinlein, dove era una parola marziana che significava “bere” o “comprendere”. Negli anni ’60 la cultura hippie adottò il verbo “grokkare” rendendolo sinonimo di “interiorizzare un concetto”.
Dopo le prime due versioni dimenticabili, Grok 3 (per ora in versione beta) è diventato un chatbot all’altezza dei migliori. I suoi punti di forza sono i seguenti:
- È stato addestrato sulla base delle conversazioni di X e può accedervi in tempo reale per rispondere. Questo è un vantaggio per l’utenti di X che può chiedere approfondimenti a partire da un post o un account;
- Consente di creare immagini fotorealistiche (grazie al modello open Flux) con pochissima censura, ad esempio di personaggi famosi;
- Il suo utilizzo è gratuito, per il momento, anche se ha dei limiti nel numero di richieste giornaliere.
Musk lo pubblicizza come il più intelligente sul mercato, ma dai miei test non sembra. In questo video ho messo alla prova Grok 3 con compiti di copywriting, creatività, logica. Inoltre ho testato le funzioni di DeepSearch, per ricerche approfondite e di “reasoning” (attivabile dal tasto Think). Per quest’ultima funzione, il sistema usa il modello Grok 3 mini, più veloce ma meno preciso del modello principale.
Da un punto di vista strategico, non penso che Grok riuscirà ad insediare ChatGPT. Forse potrà far aumentare gli abbonati Premium a X. Sicuramente la ricerca sull’IA servirà a Musk per potenziare le sue altre attività industriali. Facile prevedere una Tesla con Grok.