Qualche giorno fa vi avevo parlato di un libro fondamentale per approfondire il rapporto tra i media ed oggi vi segnalo un esempio perfetto di transmedialità, di sinergia tra vecchi e nuovi media.
Mercoledi scorso la CBS ha messo in onda una puntata di “CSI: New York“ in cui il detective Mac (Gary Sinise) è costretto ad entrare in Second Life per seguire le tracce dell’assassinio (il promo)
La novità è che gli spettatori sono incoraggiati ad entrare nel mondo virtuale per risolvere il caso della puntata, che non verrà svelato fino a febbraio. Si potranno interrogare testimoni (avatar) aggirandosi per la Grande Mela, raccogliere prove, operare nel laboratorio della scientifica e vincere un premio virtuale.
Sarà interessante vedere se la contaminazione tra i media sarà bilaterale, cioè se l’esperienza investigativa fatta/creata dagli utenti inciderà in qualche modo sulla scrittura dell’episodio conclusivo di febbraio.
Per approfondire vi suggerisco un intervista al team creativo su Convergence Culture Consortium e il post di Fantasilandia che approfondisce l’aspetto legato allo storytelling
Quello su cui mi interrogo è se SL abbia effettivamente una forma di impatto relazionale oppure è semplicemente pop culture fagocitata dalla TV…