La definizione di social media è molto dibattuta in dottrina, tanto che Wikipedia fino a poco tempo fa ne aveva congelato la pagina relativa.
L’altro giorno Luca De Biase ha segnalato una illuminante affermazione di Peppino Ortoleva. Il noto storico e teorico dei mezzi di comunicazione ritiene che il pensiero di McLuhan sia riassumibile in questo modo «I media sono metafore». Infatti l’etimologia greca di metafora parte dalla nozione di trasportare per arrivare all’idea di trasformare: sicché i media trasportano e trasformano il messaggio
In questa ottica si potrebbe dire che i social media sono quei media che rendono possibile la socializzazione sia del trasporto che della trasformazione del messaggio.
In altre parole il messaggio non è più solo pensato e immutabilmente direzionato dall’alto, ma diviene soggetto alla modifica e alla ridistribuzione/ricondivisione di chiunque abbia accesso alla rete.
Cosa ne pensate?
E’ possibile che ci sia alla base di questa definizione un pochino di “cattiva epistemologia”?
E’ assodato che nella comunicazione umana il modello del messaggio che viene “trasmesso” da un emittente a un ricevente è sbagliato, è una metafora tecnologica che poco ha a che vedere con la biologia, con l’esperienza umana…i nostri cervelli non sono dei computer, non ci sono dati inviati da una parte all’altra. Stiamo parlando di linguaggio. E’ preferibile, secondo me, una metafora di un altro tipo in cui le persone costruiscono insieme il significato e il senso della realtà, senza confini precisi tra emittente e ricevente, ma (in accordo con la sistemica) dei confini sfumati e dei meccanismi di retroazione e reciproca influenza. Perché allora non pensare ai social media come ambienti cognitivi o un supporto tecnologico che potenzia enormemente i domini linguistici umani che permettono l’interazione e la coordinazione sociale tra individui che osservano secondo le proprie strutture mentali?
Ciao Vincenzo, è vero l’argomento è molto dibattuto in dottrina; sulla base della definizione data da Peppino Ortoleva ed elaborata anche da te, io aggiungerei la parola “digitale” per definire con inequivocabile precisione il campo di esistenza ed applicazione dei social media. Dunque:
“sono quei media basati su reti di telecomunicazione online che rendono possibile la socializzazione sia del trasporto che della trasformazione del messaggio”Che ne pensi?
Interessante definizione, sono d’accordo in parte, più che trasformazione del messaggio la vedo più come un dialogo interattivo. Ovvero è indiscutibile il fatto che il messaggio si trasformi sul web, ma è importante dare la paternità agli interlocutori (uno o più) originari del messaggio.
La definizione è anche in linea con quella più generale di Kaplan & Haenlein: ‘a group of
Internet-based applications that … allow the creation and exchange of User Generated Content (Kaplan and Haenlein, 2010:61)’
“I social media rendono possibile la socializzazione” non è una vera definizione, ma solo uno spostamento da social (aggettivo) a socializzazione (sostantivo).
socializzazione nel senso di appropriazione, modifica, condivisione, redistribuzione di messaggi/contenuti. Può andare?
Una definizione di questo tipo a mio avviso rischia di essere eccessivamente estensibile. Ad esempio anche la televisione potrebbe essere vista come un social media: prendiamo Blob ad esempio e la ricomposizione dei programmi: rientra nella definizione data. In un’ottica “bottom up” una persona, armandosi di pazienza, un videoregistratore e montando gli spezzoni, potrebbe prendere un messaggio, remixarlo e farne una cassetta da mostrare ai suoi amici (media soggetto a modifica e ridistribuzione).
Un obiezione potrebbe essere “Ma i social media digitali hanno un reach maggiore”: certamente ma “potenziale”. Un profilo chiuso su Facebook raggiunge solo le persone che ho accettato (e che potrebbero coincidere con le persone che potrebbero vedere il remix creato) e non necessariamente tutte le persone online.
A questo punto forse bisognerebbe mettere qualche elemento ulteriore per evitare questo possibile fraintendimento: i social media sono quei media che rendono possibile la socializzazione sia del trasporto che della trasformazione del messaggio in modalità a-temporale e a-spaziale con barriere d’ingresso e d’uso basse
Questa è una riflessione spontanea, nei prossimi giorni ci penso ancora 🙂
Scusa Piero mi sfugge un passaggio, in che senso Blob socializza il trasporto e la trasformazione del messaggio?
Credo che sia sufficiente integrare questo modo: “i social media sono quei media che rendono possibile la socializzazione sia del trasporto che della trasformazione del messaggio su larga scala”
Un gruppo di persone prende un contenuto e lo diffonde ad altri utenti (serviva in particolar modo a rendere esplicito il remix che una persona poteva fare in passato con un videoregistratore o un mangianastri: la socializzazione poi era fisica, guardando insieme il video e parlandone)
Piero tu poi remixare pezzi televisivi a piacimento, ma poi non puoi usare il media televisione (da cui origina il messaggio) per ritrasmettere il tuo contenuto remixate. Qui sta una differenza tra mass media tradizionali e social media, imho.
Non puoi usarla per ritrasmetterlo a tutti coloro che lo hanno visto, ma alla tua cerchia sì. In molti casi è quello che succede sui Social Media: vedo un contenuto, lo rielaboro e posso condividerlo o con tutti o solo con alcune persone. Forse la differenza è nella potenzialità teorica di broadcasting
Piero, come ho scritto il punto è che tu puoi prendere il contenuto TV e poi farlo vedere a chi vuoi ma cambiando media ossia portandolo su un blog/social networks ma non sulla TV (che è il media originario). Ecco la differenza. Blob non c’entra perchè quella è TV professionale a tutti gli effetti.
Quindi prendendo il tuo esempio la differenza starebbe nella velocità e nel numero, mi verrebbe da dire nell’industrializzazione delle pratiche di socializzazione del trasporto e della trasformazione.
Se i social media sono metafore e quindi ‘portano oltre’, perché li rappresentiamo sempre con immagini statiche? (vd nancy baym sulla ‘facebook nation’). Ci servono nuove metafore per rappresentare i media come metafora. (ops, mi sono incartata).
Ma in che ter
mini é definibile la differenza tra Social Media e Personal Media?