Dalla sua nascita la rete ha favorito la diffusione di strumenti necessari a consentire, ad un pubblico sempre più ampio, la creazione di oggetti digitali: foto, video, testi, prima difficili da produrre per i non esperti. Un simile movimento di democratizzazione degli strumenti di produzione si sta verificando anche nell’ambito del software.
Da qualche anno si stanno moltiplicando le soluzioni, web based, che permettono a coloro che non sono sviluppatori di creare facilmente del codice per risolvere problemi specifici. Per i marketer, questo vuol dire riuscire a svolgere più velocemente il proprio lavoro senza dover aspettare l’aiuto di qualche collega del reparto IT. Di fatto ciò aumenterà drasticamente la produzione di soluzioni martech “dal basso”.
Il primo prodotto che, in qualche modo, ha contribuito a trasformare i marketer in piccoli sviluppatori è stato Excel. Il foglio elettronico di Microsoft con le sue caratteristiche di programmabilità (le macro) ha trasformato i marketer più volenterosi in creatori di dashboard e funzioni avanzate.
Oggi, però, è possibile anche fare di più con software definiti “low code” o “no code” (LCNC) ossia pensati con lo scopo principale di dare ai non sviluppatori gli strumenti per costruire applicazioni, quindi logica, senza programmare o con un minimo uso di codice. Delimitare questo spazio di mercato non è facile, ma si possono individuare tre tipologie di soluzioni applicative che lo caratterizzano: quelle che aiutano a generare automatismi, quelle che consentono di manipolare dati e quelle che servono a costruire elementi grafici.
Applicazioni per automatizzare compiti
Tra i software che permettono di far dialogare tra di loro servizi diversi, attraverso regole, impostabili dall’utente troviamo IFTTT, Zapier, Parabola. Si tratta di prodotti iPaaS (integration platform as a service) con i quali si possono creare vere e proprie “ricette” o sequenze di istruzioni per uno o più servizi collegati. Per farlo basta usare un’interfaccia grafica, quindi senza necessità di scrivere codice, e definire un evento scatenante (trigger) che coinvolge un servizio e un’azione risultante generata in un altro servizio. Ad esempio: raccogliere tutti i nomi degli account che citano il nome di un certo brand in un Google Docs, per poi poterli utilizzare in attività di coinvolgimento oppure inviare una email ai colleghi venditori ogni volta che mettiamo un tweet interessante tra i segnalibri, al fine di stimolarli a leggere notizie utili.
Inoltre si possono creare anche dei workflow più complessi fatti di più fasi generate da un singolo evento scatenante, in una sequenza del tipo “if…then” (detta “event-driven programming”). Ad esempio, quando una persona scarica una risorsa aziendale, e risponde a determinati requisiti di qualificazione, è possibile aggiornare automaticamente il CRM e allertare un commerciale via email o instant messenger.
Applicazioni per manipolare dati
Un’altra categoria è quella dei software che consentono di manipolare dati partendo da quelli contenuti da un foglio elettronico o ibridando la logica degli spreadsheet con quella dei database. In pratica, i dati inseriti dall’utente in righe e colonne vengono trasformati in applicazioni per scopi specifici. Ad esempio:
- Appsheet, acquisita da Google, o Glide utilizzano i dati presenti in qualsiasi foglio elettronico per creare un’app mobile da far utilizzare ai propri dipendenti
- Sheet2Site permette di trasformare i dati di un Foglio Google in un sito web perfettamente funzionante
- Airtable, combina la logica dei fogli elettronici e dei database, per creare soluzioni utili a gestire e organizzare le attività di gruppi di lavoro partendo da template
Applicazioni per la grafica
La terza categoria è quella dei software che vengono in aiuto di coloro che non sono a proprio agio con la grafica o che non hanno un graphic designer in azienda. Tra questi annoveriamo:
- Outgrow, Ceros e Vev permettono di creare contenuti interattivi, immagini animate, video per qualunque destinazione
- TypeForm è utile per la creazione immediata di moduli per questionari, sondaggi, quiz e lead generation
- WiX, Webflow, Unstack, Carrd sono pensati per velocizzare la realizzazione di siti web e landing page
- Landbot, Voiceflow, Shoutworks per costruire chatbot e skill per gli assistenti vocali
Siccome il mondo del software si presta alle ibridazioni, alcuni strumenti hanno caratteristiche di più categorie. Ad esempio Bubble, Betty Blocks, Budibase, Thunkable permettono di progettare, sviluppare e lanciare applicazioni mobile e web senza toccare codice.
La logica che sta dietro queste applicazioni Low Code No Code, si ritrova incorporata nella maggior parte dei software che costituiscono il panorama martech (qui la mia mappatura delle aziende italiane). Quindi potremmo dire che tutti i software di marketing automation sono da considerarsi dei prodotti per generare altro codice (applicazioni) senza mettere mano al codice.
Nei prossimi anni, probabilmente, i software Low Code No Code non saranno neanche da considerare una categoria a sé stante, ma rappresenteranno un cambio di paradigma nell’uso delle interfacce di tutti i software e anche nella loro progettazione.