Google ha presentato Gemini, un nuovo modello di intelligenza artificiale generativa multimodale ossia addestrato fin dal principio con testi, immagini, video, audio e codice. Il suo rilascio sarà graduale e prevederà tre “taglie” diverse:
- Nano, la versione più leggera pensata per risiedere sui dispositivo mobili, che arriverà sui Google Pixel
- Pro, un modello più sofisticato, paragonabile a GPT 3.5, già disponibile in Google Bard
- Ultra, il modello più moderno e, sembra dai test, superiore, anche se di poco a GPT 4, che arriverà nei primi mesi del 2024
Finalmente l’azienda di Mountain View ha deciso di competere con convinzione con OpenAI. È vero che Ultra potrebbe essere incorporato in Bard quando anche ChatGPT potrebbe essere aggiornato nuovamente, ma se le capacità saranno equiparabili, Google potrebbe avere due vantaggi: il prezzo, perché può permettersi di offrirlo gratuitamente e l’ecosistema, l’uso in prodotti già molto diffusi.
Nel frattempo, per capire se ci sono stati dei passi in avanti rispetto al precedente modello PaLM 2, ho testato il nuovo Google Bard con Gemini Pro.
Siccome ancora non è disponibile in Europa, serve una VPN (e impostare il browser per evitare che riconosca la vostra posizione). In questo tutorial ne scopriamo potenzialità e limiti.