La digitalizzazione delle imprese italiane

Definire il grado di digitalizzazione delle imprese non è cosa facile. Finora è stato quasi sempre misurato in termini di adozione di tecnologie infrastrutturali più che applicative.

ISTAT, con un nuovo censimento permanente, ha indagando sull’adozione di 11 tecnologie, sia infrastrutturali che applicative, in modo da arrivare ad un raggruppamento delle imprese rispetto al livello di maturità raggiunto. Non è stato considerato solo il numero di tecnologie adottate, ma anche l’eventuale integrazione tra esse.

Emerge che le infrastrutture digitali di base, come la fibra ottica o il 4G, il cloud e la sicurezza, sono largamente usate. Molto più lentamente si diffondono le applicazioni che avrebbero maggiore impatto sui processi aziendali: appena il 16,6% delle imprese ha adottato almeno una tecnologia tra IoT (Internet of Things), realtà aumentata o virtuale, analisi dei Big Data, automazione avanzata, simulazione e stampa 3D.

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La dimensione sembra contare: tra le imprese con 10-19 addetti “solo” il 73,2% ha effettuato investimenti digitali, mentre quelle tra quelle con oltre 500 addetti la percentuale arriva al 97,1%.
Meno significative sono le differenze territoriali: si passa dal 73,3% nel Mezzogiorno al 79,6% nel Nord-est.
A livello settoriale emerge il ruolo trainante dei servizi: le telecomunicazioni (94,2%), la ricerca e sviluppo, l’informatica, le attività ausiliarie della finanza, l’editoria e le assicurazioni hanno percentuali di imprese che investono in tecnologie digitali superiori al 90%. Il primo settore manifatturiero per investimenti digitali è la farmaceutica (94,1%), seguita a distanza dalla chimica (86,6%).

Quattro tipi di imprese digitali

L’ISTAT ha, poi, individuato quattro profili di impresa, definiti non tanto in base all’intensità dei loro investimenti digitali, quanto alla combinazione di diverse soluzioni tecnologiche interpretate come tra loro complementari.

istat imprese maturità digitale

Il primo gruppo comprende le imprese definite “asistematiche” che si caratterizzano per aver adottato almeno un software gestionale nel periodo 2016-2018, assieme a investimenti limitati in tecnologie infrastrutturali (come il cloud o la fibra ottica). Queste imprese hanno, ovviamente,
la percezione delle potenzialità del digitale ma, per la loro dimensione o collocazione settoriale, hanno difficoltà a prefigurare una transizione sistematica verso un assetto organizzativo intensamente digitalizzato.

Nel secondo gruppo, il più numeroso (circa il 45% del totale, che assorbe il 28% degli addetti e il 21,6% di valore aggiunto) vi sono le imprese definite “costruttive” in relazione al loro sforzo di individuare una chiara strategia digitale. Ad esempio, si percepisce l’interesse ad affrontare le opportunità offerte dalla connessione a Internet in mobilità (utilizzata in misura crescente anche all’interno di siti produttivi manifatturieri, oltre che nei settori dei servizi) ponendo, quindi, le condizioni per l’utilizzo integrato anche di altre tecnologie, come l’Internet delle cose o, in genere, la sensoristica in remoto. Ѐ interessante notare come già questo gruppo
di imprese reputi essenziale l’investimento in sicurezza: in generale, al crescere del livello di maturità digitale cresce anche l’esigenza di mettere in sicurezza i propri sistemi.

Il terzo gruppo è quello delle imprese “sperimentatrici”, ossia quelle arrivate alla soglia della maturità digitale che stanno sperimentando diverse soluzioni, anche combinate tra loro, alla ricerca dei maggiori vantaggi in termini di efficienza e produttività. In questo gruppo compaiono i primi significativi investimenti nella valorizzazione dei flussi informativi (Big Data) e nella robotica. È anche il gruppo più numeroso tra le imprese con oltre 100 addetti e ha un ruolo leader in virtù del peso relativo in termini di addetti e valore aggiunto totale (rispettivamente, 35,3% e 37,9%) e delle maggiori capacità finanziarie e tecniche.

Infine, il quarto gruppo è formato da imprese digitalmente “mature”, caratterizzate da un utilizzo integrato delle tecnologie disponibili, che sono un punto di riferimento per l’intero sistema delle imprese pur rappresentando solo il 3,8% del totale (valgono però il 16,8% di addetti e il 22,7% di valore aggiunto). Tale quota è decisamente più elevata nel Nord-ovest (4,7%), tra le imprese con oltre 500 addetti (23%) e nell’industria (5,2%), ma è omogenea a livello di settori.

I software più usati per la digitalizzazione dei processi

Approfondendo la tipologia di software utilizzati per gestire i processi emerge che il 67,2% delle imprese ha un qualche programma per la gestione documentale digitale (definiti come Document Management Systems o Enterprise Content Management), soprattutto quelle che hanno a che fare con la pubblica amministrazione.

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Un’altra esigenza chiave delle imprese, soprattutto manifatturiere e di alcuni settori dei servizi, è quella della gestione del magazzino e dei flussi materiali in entrata e uscita (Supply Chain Management). I software che gestiscono questa funzione sono utilizzati in media dal 50,7% delle imprese: tale quota scende al 45,4% considerando le imprese con 10-19 addetti e raggiunge il 72,7% tra quelle con 500 addetti e oltre.

La terza categoria di applicazioni più diffuse comprende quelle che automatizzano la gestione della contabilità e degli adempimenti fiscali. Il 47,9% delle imprese dichiara di affidarsi a tali soluzioni (41,4% tra
le imprese con 10-19 addetti, 76,3% tra le grandi).

Meno diffusi i software per la gestione della produzione (solo il 33,7% in media e il 58,5% delle imprese manifatturiere), quelli per la pianificazione della produzione (23,1%) e per la pianificazione gestionale o ERP (21,7%).

I CRM sono scelti in media dal 33% delle aziende, con valori che vanno dal 31,4% delle piccole al 51,5% delle grandi. Un dato impressionante perché oggi non avere un software per la gestione dei clienti costituisce un grande ostacolo alla competitività.
Sarebbe interessante se la prossima indagine ISTAT approfondisse l’utilizzo dei software per la gestione delle attività di marketing (martech) che sono sempre più critici per il successo delle imprese.


2 replies on “La digitalizzazione delle imprese italiane”
  1. says: Chiara

    Articolo molto interessante!
    Nell’era in cui i giornali e i politici affermano che la digitalizzazione delle imprese sia in forte crescita, è estremamente utile osservare un’analisi basata su dati concreti.
    Anche i grafici sono molto utili a rendere meglio il concetto.
    Grazie per aver condiviso!

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