Brand Purpose, Activism e Scrivere Civile: conversazione con Paolo Iabichino

Finiti gli anni della Corporate Social Responsability, è il momento del Purpose, lo scopo principale dell’azienda dietro il profitto. Un mantra che nella maggior parte dei casi viene tradotto in una sfavillante campagna pubblicitaria pianificata con gran dispendio di budget. Peccato che, spesso, dietro il messaggio (ambientale, sociale, politico, economico) non ci sia un impegno reale dell’azienda ad incidere sulla realtà (socialwashing).

Eppure oggi, come non mai, le persone si aspettano un impegno concreto dei brand nei confronti della collettività (il cosiddetto Brand Activism). Secondo i dai dati dell’Osservatorio Civic Brands, fondato da Ipsos e Paolo Iabichino, il 65% degli italiani ritiene giusto che i brand si espongano rispetto a temi sociali rilevanti.

Su questi temi ho voluto fare una chiacchierata con Paolo, direttore creativo e copywriter, che ha recentemente dato alle stampe “Scrivere Civile. Pubblicità e brand al servizio della società” (Luiss University Press). Abbiamo parlato di come costruire narrazioni al servizio del bene pubblico, ma soprattutto della necessità per le aziende di abbracciare un nuovo civismo che non confligga con l’obiettivo di lucro. Buona visione!

Non si può fare tatticismo su tematiche sociali. Su queste tematiche si costruiscono le strategie e il posizionamento dei prossimi 10/15 anni. Non è un post su Facebook nel giorno del gay pride che ti risolve la vicenda. È la ridefinizione di un modello di business, un nuovo atteggiamento progettuale e di comunicazione“.

Paolo Iabichino
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