Dopo l’analisi annuale su audience e utilizzo dei social media in Italia, vi propongo un aggiornamento sull’uso dei servizi per la messaggistica istantanea nel corso del 2023. La mia analisi si basa sull’elaborazione dei dati di Audicom (il nuovo organismo nato dalla fusione tra Audiweb e Audipress) di cui sono venuto in possesso. I dati al momento sono prodotti ancora con la metodologia già esistente del sistema Audiweb, fino a quando sarà disponibile il nuovo progetto di ricerca integrato Digital + Print.
I valori sono quelli medi delle audience delle chat da mobile (tablet e smartphone). La base degli utenti ha età compresa tra i 18 e i 74 anni, quindi un po’ sottostimati rispetto al reale utilizzo.
WhatsApp, Messenger e Telegram le preferite
WhatsApp, ancora una volta si conferma la chat più usata dagli italiani (il 78,5% della popolazione 18-74 anni). In media nel 2022 è stata preferita da 33,8 milioni di persone. Nei mesi di luglio e agosto dello scorso anno ha toccato anche un picco di 34,6 milioni di utenti. Per darvi un riferimento più recente, a luglio 2023 ha sfiorato i 35 milioni di italiani.
Facebook Messenger mantiene la seconda posizione: è l’app di messaggistica usata dal 40% della popolazione oggetto dell’analisi. Nel 2022 l’hanno aperta, in media, 17,2 milioni di persone, in leggero calo rispetto all’anno prima. Nei primi mesi del 2023 ha fatto registrare ancora una flessione. A luglio scorso gli utenti erano 16,3 milioni.
Telegram non si schioda dal terzo posto. Conquista mediamente 15,5 milioni di italiani (36%), con un andamento molto regolare durante l’anno scorso. Anche a luglio 2023 si è mantenuta sui 15,6 milioni di utenti. Ciò segnala come il suo utilizzo sia diverso da quello delle classiche app di messaggistica: non solo messaggi personali, ma soprattutto gruppi per la scoperta di contenuti (anche ai limiti della legalità).
Le chat di nicchia
C’è un baratro che separa le prime tre applicazioni più usate da tutte le altre, che hanno meno di 5 milioni di utenti. Al quarto posto troviamo Skype che resiste, forse per il suo utilizzo in ambito business, con 3,2 milioni di utilizzatori medi. Segue Discord con uno zoccolo duro di 1,85 milioni di utenti. Da segnalare una crescita, non sappiamo quanto duratura, in alcuni mesi del 2023 che l’hanno portato a superare i 2 milioni.
Google Hangouts nel 2022 ha raggiunto mediamente 1,6 milioni di persone, ma il dato è poi decresciuto a fine anno per la dismissione dell’app. I dati del 2023 rappresentano la “famiglia” delle applicazioni di comunicazione di Google ossia la nuova app Google Chat e Google Meet. Insieme questi strumenti sono usati da oltre 4 milioni di italiani.
Resiste sul mercato dal 2010 la canadese Kik, usata da 1 milione di italiani, anche se nel primo semestre di quest’anno ha registrato circa 200 mila utenti unici mensili in meno. Più sotto Signal, l’app più attenta alla sicurezza, con una media 575.000 utenti nel 2022, Viber con 445.000, Line con 343.000 e WeChat con 192.000 utenti.
Tempi di utilizzo
WhatsApp è anche la chat più frequentemente utilizzata. In media nel corso del 2022 è stata usata per 10 ore e 31 minuti a persona al mese, con una punta di 10 ore e 46 minuti a gennaio, registrando 9 ore e 34 minuti in media nel primo semestre del 2023.
Al secondo posto troviamo Telegram con un tempo medio d’uso di 2 ore e 12 minuti al mese, probabilmente per la sua natura ibrida di chat e social media. Riesce a mantenere gli stessi valori anche fino a giugno 2023 (2 ore e 10 minuti in media per persona nel primo semestre 2023).
Seguono, a sorpresa, Viber con 1 ora e 26 – che registra un tempo significativo pur registrando un numero decisamente inferiore di utenti, evidentemente molto costante e fedele nel 2022, ma meno assidui nei primi mesi del 2023 in cui vediamo un calo del tempo pari al 47%, e Discord con 1 ora e 24 minuti. In quest’ultimo caso incide sicuramente l’uso delle chat di gruppo anche vocali e video.
Dietro troviamo Snapchat e Signal entrambi con 1 ora e 12 di utilizzo. Tutti gli altri, compreso Facebook Messenger, non riescono a trattenere gli utenti neanche per sessanta minuti al mese.
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