Il proliferare di nuove esotiche parole rilanciate acriticamente dai mass media, e spesso anche dalle agenzie, dai centri media, e, diciamolo, dai blogger, sta inducendo i responsabili aziendali a pensare che il rapporto con la rete si esaurisca in un blitzkrieg, che punti a stupire e catturare l’attenzione.
Quello che spesso colpevolmente non viene spiegato è che l’attenzione degli abitanti della rete dura giusto il tempo dell’azione fulminea e dunque che bisognerebbe considerarle delle utili tattiche nel contesto di una strategia di medio-lungo periodo tesa a costruire una relazione trasparente e duratura con gli abitanti della rete.
D’accordo con te sul fatto che quelle che vengono definite nuove tecniche di marketing non convenzionale servano più che altro a dare la scossa… a smuovere le acque… a destare l’attenzione…
Attenzione che poi però bisogna tenere alta e trasformare in “conversazione”…
La parola d’ordine è engagement… Se il marketing non convenzionale serve a questo, allora può essere molto d’aiuto. Se invece le azioni restano fini a se stesse…
Io però non le definirei – in modo forse un tantino dispregiativo – “nuove esotiche parole”… In Italia, forse, sono solo ancora parole… Ma nel resto del mondo queste tecniche vengono utilizzate molto e anche bene…
Concordo anch’io sull’ipertofia mediatica di una serie di hype-words di moda per un breve periodo e destinate ad essere surclassate presto dal prossimo neologismo. Mi immagino una riunione strategica tra dirigenti di un’azienda, tutti impegnati a chiedersi se sia meglio adottare una strategia di buzz o di guerrilla marketing, senza nemmeno capire le reali differenze tra i diversi termini. Il vero problema è che spesso nemmeno gli esperti di marketing sembrano in grado di semplificare e rendere realmente replicabili le dinamiche racchiuse dietro un termine-slogan molto “cool”.
Al di là di letture idealistiche del fenomeno, sappiamo benissimo che l’apparizione di un nuovo concetto (ninja, buzz, emotional, guerrilla, viral, ecc.) fa vendere libri, richiama l’attenzione dei media, rende più facile organizzare convegni e vendere consulenze. Mi verre da dire che siamo in una fase di vero e proprio “meta-marketing”, in cui la scelta di un nuovo concetto atto a spiegare le nuove forme di marketing diventa il principale strumento di marketing attraverso cui quello stesso concetto si propaga, nella rete e fuori. Sembra complicato? Mica tanto. Vi dice niente il rapporto tra web 2.0 – O’Reilly Media – Web 2.0 Expo???
@kawakumi “nuove esotiche parole” non voleva essere spregiativo
@Stefano ben vengano nuovi termini, anche usati a sproposito dai più in una fase di “meta-marketing”, ma dispiace vedere “operatori del settore” usarli solo per scucire qualche migliaia di euro a direttori marketing beoni.
parole sante.
Quoto kawakumi.
Il problema è che (specialmente in questo settore) a molti (clienti e PR) piace riempirsi la bocca con termini di questo tipo.
Ho conosciuto persone che per un sito di 4 pagine di una dittarella da 4 soldi voleva fare qualcosa di “virale”…