L’industria musicale e la guerra dello streaming

La prima industria ad essere stata squassata dall’enorme fotocopiatrice che è Internet (per dirla con Kevin Kelly) è stata quella musicale. Dall’allarme pirateria si è passati a Napster e da iTunes si è arrivati allo streaming audio, che garantisce un nuovo flusso di denaro alla filiera.
Secondo il rapporto IFPI (International Federation of the Phonographic Industry), il 2016 è stato l’anno di svolta in quanto il mercato ha ricominciato a crescere a ritmi incoraggianti. I ricavi totali sono arrivati a 15,7 miliardi di dollari (+5,9%). I proventi dalle vendite digitali hanno raggiunto quota 7,8 miliardi (in crescita del 17,7%) contro i 5,4 miliardi delle vendite di supporti fisici (in calo del 7,6%).

music revenues 2016

Gli utenti abbonati ad un servizio di streaming avrebbero superato i 110 milioni. Il leader di mercato è Spotify con 50 milioni di abbonati (140 milioni di utenti attivi), seguito da Apple Music che ne ha 20 milioni (update: 27 milioni annunciati all WWDC17). A distanza l’azienda francese Deezer con 7 milioni, Pandora e Napster con circa 4,5 milioni e infine Tidal con solo 1 milione.

abbonamenti music streaming

Per l’Italia non ci sono dati ufficiali degli abbonati, ma solo degli utenti unici di alcuni servizi. GroupM ha calcolato che Spotify avrebbe 3,7 milioni di utenti unici, SoundCloud 428.000, TIMmusic 352.000, Deezer 252.000.

Quest’anno sarà interessante vedere se Apple riuscirà ad accorciare le distanze su Spotify e se big player come Amazon e Google decideranno di investire maggiormente in questo settore.

One reply on “L’industria musicale e la guerra dello streaming”
  1. Ho l’abbonamento Spotify e ne sono più che soddisfatto, lo uso ore e ore al giorno. Ogni tanto provo le alternative, ma non c’è verso. Sono sempre avanti degli altri con iniziative tipo “La tua discover weekly” o “Il tuo release radar”. Eccezionale!

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