Twitter ha annunciato di star testando, con un gruppo di utenti, un nuovo limite per i suoi messaggi: 280 caratteri al posto dei 140 che, fin dalla nascita, hanno contraddistinto la piattaforma.
La motivazione di questa svolta, che subito a provocato reazioni negative in rete, non è chiara. Nel post di annuncio si tenta di spiegarla con grafici che potrebbero essere anche utilizzati per sostenere la tesi contraria. Ad esempio si dice che solo il 9% dei tweet in lingua inglese raggiunge il limite dei 140 caratteri. E dunque da dove nascerebbe l’esigenza di aumentarlo?
Forse i risultati dei test in corso già mostrano un apprezzamento dei 280 caratteri. Oppure la scelta va letta come l’estremo tentativo per risalire la china e scongiurare una svendita. Da oltre un anno la crescita degli utenti si è sostanzialmente arrestata, la piattaforma non introduce novità e le aziende hanno dirottato i budget verso i social media più usati.
Ma l’abbandono dei 140 caratteri, che dopo il test diventerà realtà perché altrimenti non ci sarebbe stato bisogno di un annuncio, potrebbe non rivelarsi una mossa sbagliata.
Twitter perderebbe il suo tratto distintivo, ma se la scelta sarà basata su dati che mostrano un incremento degli utenti e del tempo di utilizzo, potrebbe riavvicinare gli investitori e dare fiato alle finanze aziendali. A quel punto, però, il management dovrebbe immaginare delle novità tese a valorizzare l’unico elemento differenziante rimasto ossia la natura pubblica del servizio, in grado di mostrare le opinioni delle persone in tempo reale, come nessun altro medium sociale riesce ancora a fare.
La mia opinione raccolta dall’ANSA.