Threads è la nuova applicazione di Meta che permette di condividere messaggi di testo accompagnati da foto e video. Di fatto è un clone di Twitter che viene posizionato come “il posto nel quale le comunità si incontrano per discutere gli argomenti di oggi e i trend di domani”.
Come usare Threads in Italia
Il lancio dell’app è stato accelerato per approfittare dei problemi di Twitter e dell’insoddisfazione dei suoi utenti dovuta alle scelte di Musk. Soprattutto l’ultima in ordine di tempo, che ha imposto un limite ai tweet visualizzabili (600 tweet al giorno equivalenti a qualcosa come 20 minuti).
Questa corsa contro il tempo ha spinto Adam Mosseri, CEO di Instagram, a sacrificare l’Europa. Qui l’app non è disponibile negli app store perché non è ancora conforme con il regolamento europeo sulla privacy. Però, Threads si può installare su Android, scaricando il file apk e poi aprendolo dallo smartphone (con l’app Files di Google). Su iOS bisognerebbe creare un Apple ID nuovo, indicando come paese gli Stati Uniti.
Aggiornamento del 14/12/2023: Threads è stato lanciato in Italia e in oltre 100 paesi.
Come funziona
Al lancio Threads ci chiede di effettuare la registrazione con il nostro account di Instagram. Questo è l’unico modo per entrare.
Subito dopo ci viene chiesto se vogliamo usare la stessa biografia di IG e se vogliamo un profilo pubblico o privato.
Infine dobbiamo decidere se seguire automaticamente tutti gli account che già seguiamo su Instagram oppure se vogliamo partire da zero nella costruzione della nostra rete asimmetrica.
Immediatamente il nostro feed viene popolato da centinaia di messaggi provenienti sia dagli account che seguiamo, sia da quelli che non seguiamo. Questa scelta facilita e velocizza l’onboarding, ma è anche molto fastidiosa per gli utenti esperti che devono accontentarsi di un unico feed algoritmico (ma arriverà anche il feed che contiene soltanto i messaggi degli account seguiti).
Al momento Threads ha poche funzioni, accessibili dal menu in basso:
- il tasto home che ci porta al flusso di notizie curato algoritmicamente
- la sezione search che permette di cercare, per ora, solo utenti scrivendo il loro nickname (che coincide con quello di Instagram) o il nome e cognome
- il tasto centrale che serve a pubblicare un nuovo contenuto o meglio un nuovo thread. Può essere testuale (500 caratteri) con l’aggiunta di foto e video (5 minuti). Qui la cosa interessante è che il design del composer è stato pensato per suggerire all’utente di mettere in fila più messaggi (“Avvia un thread” dice il testo che è stato scelto per spingerci a scrivere).
Twitter invece è stato pensato per messaggi singoli e poi è stata aggiunta la possibilità di concatenarli; - il tasto col cuore che mostra le menzioni e le risposte
- il tasto profilo che riassume i nostri threads e le risposte che abbiamo dato
Ogni “filo” può essere apprezzato con un cuore, commentato, rilanciato o condiviso altrove: ad esempio dentro una storia o un post di Instagram (mossa aziendale furba per far conoscere la nuova app).
Threads avrà successo? Ucciderà Twitter?
Il punto di forza di Threads è quello di poter contare sull’infrastruttura solida di Instagram, le policy di moderazione già rodate e far leva sul network di 2 miliardi di persone che già popola l’app (tra cui gli influencer più popolari). La strategia di legare la registrazione all’account IG consentirà una rapida crescita degli utenti, che sono già 30 70 milioni a poche ore dal lancio. Al tempo stesso, però, potrebbe far scattare l’accusa di abuso di posizione dominante.
Eppure, per il momento, Threads è un clone scarno di Twitter, quasi un MVP, anche se si nota una cura molto elevata nel design dell’interfaccia (l’animazione del logo quando si ricarica il feed in home, il filo che lega i messaggi, la grafica della scheda di condivisione su IG).
Mancano tante funzioni, che arriveranno nei prossimi mesi, soprattutto quella che dovrebbe convincere molti utenti di Twitter a migrare: l’integrazione del protocollo ActivityPub. Threads infatti permetterà ai suoi utenti di dialogare con utenti di altri social media che implementano questo protocollo decentralizzato, come Mastodon (qui un approfondimento) e presto anche Tumblr e WordPress. Mosseri afferma che questo consentirà a chiunque di scegliere quale ambiente abitare e anche di lasciare Threads portandosi tutti i follower accumulati.
Un cambio di strategia non da poco per chi ha sempre puntato sui walled garden. E un bel vantaggio per noi che potremmo avere una maggiore libertà di scelta, senza rinunciare ai contenuti migliori. Quindi, in futuro, potremmo leggere i contenuti di un certo utente WordPress/Mastodon da Threads e viceversa.
Threads ucciderà Twitter? Se dovesse continuare con le sue decisioni scellerate (riduzione del personale, bassa moderazione, limiti all’utilizzo per utenti e sviluppatori) ad uccidere Twitter sarà lo stesso Elon Musk.
Threads potrebbe accelerare la fuoriuscita di utenti solo se saprà sostituire Twitter nel suo ruolo di newswire mondiale, di network di opinioni e notizie in tempo reale. Per farlo dovrebbe introdurre gli hashtag, i trends, un feed non algoritmico e, cosa non facile, costruire e manutenere un ambiente che favorisca il dialogo anche acceso su temi divisivi, all’interno di un perimetro di regole chiare (un’attività che finora si è rivelata un incubo per Meta).
Update: ne ho parlato ad ANSA, Start Magazine, Effetto Notte di Radio24 (dal minuto 49) e a RaiNews.
Ciao Vincenzo, lo vedo molto acerbo al momento come social network, in più lo vedo come una copia TOTALE di Twitter, il quale è stato totalmente snaturato.
È facile pensare che molti utilizzatori di Twitter migrino qui.
Ed è esattamente quello che ho fatto anche io, abbandonai Twitter un mese fa e ora su Threads mi sto ambientando.